Coronavirus: come il Ministero dell’Interno avrebbe potuto scrivere l’autodichiarazione

Questo post, pubblicato qualche giorno su Facebook fa da un professore dell’Università di Torino, e i relativi commenti mostrano che non è solo un mio pallino quello di criticare la qualità di scrittura di quel «piccolo foglio di carta» (come l’ha definito il Capo della polizia, il prefetto Franco Gabrielli in una risposta a un mio articolo nel «Mattino di Padova») che è il modello di autodichiarazione per chi in questi giorni si deve spostare da casa.

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Altri linguisti hanno criticato altri avvisi istituzionali, nei quali pare davvero trionfare quella che Calvino defini antilingua, o la neolingua di orwelliana memoria.

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  Non è mia abitudine fermarmi alla critica. Come avevo già annunciato nel primo di questi post sull’autodichiarazione, ho cercato anche di fare una proposta costruttiva: una riscrittura dell’autodichiarazione chiara e nitida, anche graficamente. Questo è il prodotto del lavoro svolto, che ha, come punto di partenza, l’analisi del testo originale da parte delle studentesse e degli studenti del corso di «Metodi linguistici di analisi dei testi», che tengo in questo semestre, naturalmente in forma telematica, all’Università di Padova.

Ecco la mia proposta, che è naturalmente criticabile e senz’altro migliorabile (io stesso, ogni volta che la rileggo, faccio qualche minima correzione):

riscrittura-completa Questa riscrittura mantiene inalterati i contenuti del modello ufficiale. Cambia la struttura del testo (ho cercato di dargli più ordine), la sintassi (ho semplificato le frasi), il lessico (quando possibile, ho eliminato le parole difficili), la forma generale del testo (ho introdotto gli sdoppiamenti, per garantire l’adattabilità del testo al genere del o della dichiarante e ho costruito le frasi alla prima persona, visto che si tratta di enunciazioni di una singola persona). Ho anche dato un titolo e ho dato trasparenza alla forma dei rinvii (mi sono rifatto allo standard più diffuso, quello in uso, per esempio, nella «Gazzetta ufficiale»).

Dall’originale alla riscrittura la leggibilità aumenta decisamente, come si deduce facilmente dalla sintesi fornita dal sito http://www.corrige.it/ (confrontabile con l’analoga sintesi relativa al testo originale, già pubblicata nel post precedente): l’indice medio passa da 47 a 55. Ancora più significativi due dati: la lunghezza media delle frasi, che scende da 24,84 a 14,96 e la percentuale di parole non appartenenti al vocabolario di base, che scende anch’essa, da 11,15% a 7,75%. Così il testo, che risultava «quasi incomprensibile» per i cittadini con la sola licenza elementare, diventa, per questi destinatari, «molto difficile»; l’originale appariva «molto difficile» per i cittadini con la licenza media, e diventa, per loro, «difficile». Il testo resta «facile» (ma è pienamente facile) per chi ha una scolarizzazione superiore. Certo, l’esito non è pienamente soddisfacente. Si sarebbe raggiunto un risultato nettamente migliore (vicino al limite di comprensibilità per chi ha la licenza media), se avessi rinunciato a esplicitare il contenuto dei provvedimenti e delle decreti citati. Comunque, se si mantiene la concezione dell’originale, è difficile riuscire a fare di più.

Una delle caratteristiche del modello di autodichiarazione proposto dal Ministero dell’Interno è di aver richiesto di dichiarare di conoscere la normativa sul contenimento del virus. Queste dichiarazioni non si trovano in altri modelli di autodichiarazione. In effetti, la legge che ha inserito nel sistema amministrativo un documento analogo, l’autocertificazione (Decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445, «Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa», art. 46), spiega che questo tipo di dichiarazione serve a comprovare  «stati, qualità personali e fatti».

Per quanto autocertificazione e autodichiarazione siano due strumenti diversi, se riteniamo comunque cosa sensata limitare l’autodichiarazione alla documentazione di «stati, qualità personali e fatti», possiamo proporre questa riscrittura più succinta:

riscrittura-breveI dati sulla leggibilità sono decisamente più positivi:

leggibilita-riscrittura-cortaLa leggibilità media raggiunge quello che spesso, per i testi amministrativi, è un miraggio, cioè il livello 60, che permette di supporre che il testo possa essere di facile lettura per quanti hanno raggiunto almeno la licenza media (il documento resta molto difficile per chi ha solo la licenza elementare).

Per sintetizzare il senso di questo post, presento sinotticamente i dati fondamentali per comprendere quanto sia migliorabile il testo proposto dal Ministero dell’Interno:

comparazioneIl «piccolo foglio di carta», che ha suscitato ironie, critiche, irritazioni in molti cittadini (come si può vedere da alcuni esempi che ho inserito nel primo post su questo argomento), sarà un «piccolo foglio di carta», ma è stato usato, nella sola settimana dal 28 marzo al 3 aprile, 1.561.527 volte (per dati più aggiornati, si può consultare la pagina del Ministero dell’Interno che dà conto del numero di controllo effettuati quotidianamente).

Non servirebbe molto a rendere linguisticamente più «umana» questa dichiarazione: un po’ di umiltà, per ammettere che la redazione del documento, avvenuta in un momento di emergenza, può essere notevolmente migliorata e qualche conoscenza di base del plain language. O riconoscere che esistono delle professionalità che possono essere utili in questi casi.

 

Coronavirus: come il Ministero dell’Interno avrebbe potuto scrivere l’autodichiarazioneultima modifica: 2020-04-06T08:30:30+02:00da cortmic
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