Coronavirus: il modulo che massacra l’italiano

Anche in questo post, faccio mio il titolo di un articolo uscito nei giorni scorsi. Si tratta dell’articolo di Mariangela Mianiti, apparso sul «Manifesto» del 22 marzo 2020, che commenta brevemente, e con un piglio giustamente critico, la lingua di una delle tante versioni dell’autodichiarazione che deve essere compilata e firmata da chi ha la necessità di uscire di casa in questi giorni di confinamento di ogni italiano nella propria abitazione.

manifestogabrielliI moduli di autodichiarazione  sono giunti ormai alla quinta versione: un continuo stillicidio di versioni rivedute e corrette, in parte a causa delle modifiche della normativa, che ha provocato ironia, ma anche irritazione nella popolazione («ma non lo facciamo perché non sappiamo cosa fare, ma perché cambiano le disposizioni e dobbiamo aggiornarle», cerca di spiegare il Capo della Polizia, Franco Gabrielli).

casseseQuesti serie di moduli rappresenta un fallimento della Repubblica, in quanto non realizza il cristallino principio giustamente ricordato da Sabino Cassese, nell’articolo che ho citato nel post precedente: «Il dovere di essere chiari». Ho misurato la leggibilità dell’ultima versione del modulo (resa nota il 26 marzo 2020), che pure corregge qualche sciocchezza logica e linguistica presente nelle versioni precedenti. Questo è l’esito della misurazione della leggibilità, basata sull’indice Gulpease e condotta attraverso la piattaforma http://www.corrige.it/:

leggibilita_autodichiarazione

L’indice di leggibilità dà un risultato di 47 (su una scala che va da 0 a 100). Il testo risulta, quindi,  «quasi incomprensibile» per i cittadini che hanno raggiunto solo la licenza elementare, «molto difficile» per i cittadini che hanno ottenuto la licenza media, «facile» (ma vicino alla soglia di difficoltà) solo per i cittadini che hanno una scolarizzazione superiore. Il testo è cioè di lettura molto difficile o impossibile per circa il 60% dei cittadini italiani: un risultato veramente disastroso per un documento che ogni cittadino italiano che esce di casa dovrebbe fare suo, firmandolo secondo la formula «Il sottoscritto dichiara che».

I limiti del testo sono numerosi e riguardano molti livelli di analisi. L’illustrazione sarà lunga, ma vale la pena dare una descrizione dettagliata degli errori redazionali di questo testo.

Struttura tematica del testo

Il testo è composto tematicamente di cinque parti.

modulo21. generalità del dichiarante
2. dichiarazione sulle condizioni di salute della persona che firma la dichiarazione e sulla meta dello spostamento
3. dichiarazione relativa alla conoscenza delle norme in vigore
4. motivazione dello spostamento, indicata in base a uno schema a scelta multipla
5. motivazione dello spostamento, redatta in forma libera.

La successione dei temi è caotica e non corrisponde alle partizioni, testuali e sintattiche, del documento. Nozioni di carattere diverso sono inserite nella stessa frase e, viceversa, alcuni nuclei tematici simili sono distribuiti in parti diverse del testo.

comesiscriveHo un dubbio di fondo: è proprio necessario che il cittadino dichiari di conoscere il ginepraio di norme, nazionali e regionali, emesse nell’ultimo mese? Bisogna ricordare che è proprio il rincorrersi, probabilmente inevitabile, di norme sempre nuove ad aver reso necessaria la redazione in un paio di settimane di ben cinque versioni di questo testo. Senza questa necessità, una dichiarazione che chieda solo di enunciare i motivi per cui il cittadino ha la necessità di spostarsi, sarebbe stata sempre ugualmente valida. In un sistema normativo che prevede, a monte, l’inescusabilità dell’ignoranza della legge, è proprio necessario richiedere una dichiarazione esplicita di conoscenza delle norme? A me, che pure non so nulla di diritto (e può, quindi, sfuggirmi qualcosa di fondamentale), pare un inutile aggravio comunicativo, che nasconde una tendenza all’iperprecisione e all’esaustività fine a sé stessa. Certamente, in altri modelli di autodichiarazione (come quella per la richiesta di contributo alimentare), non si pretende che il dichiarante certifichi la conoscenza delle norme.

La scarsa nitidezza testuale si acuisce nell’ultima versione, che tiene conto anche dell’eventuale presenza di norme più restrittive emanate dalle Regioni. A me pare che ci sia una ridondanza tematica. Il punro, però, è redatto in maniera tutt’altro che chiara, e con una forma incoerente rispetto al resto del testo, per cui potrei aver capito male che cosa si dovrebbe dichiarare. Ecco il testo:

di essere a conoscenza delle ulteriori limitazioni disposte con provvedimenti del Presidente della Regione ________________ (indicare la Regione di partenza) e del Presidente della Regione     ________________   (indicare la Regione di arrivo) e che lo spostamento rientra in uno dei casi consentiti dai medesimi provvedimenti  _______ ________________      (indicare quale);

Se la parte finale va riempita, come mi pare di capire, con la dichiarazione del motivo dello spostamento (per dimostrarne la compatibilità con le norme regionali) si tratta di un’insensata ripetizione di informazioni già date nel testo.

Morfosintassi

frase_unicaSe si prescinde dal paratesto (titolo, data, firme), il testo è costituito da due sole frasi, la prima delle quali inizia con il soggetto Il sottoscritto, ben distanziato dal verbo dichiara e dalle proposizioni rette da dichiara. Questa frase, al netto dei dati che saranno inseriti dal singolo compilatore, è lunga 279 parole. Per quanto non ci siano soglie univocamente condivise per definire qual è la lunghezza massima di una frase dominabile da un parlante medio, credo sia intuitivo che 279 parole siano veramente tante.

Su questo fondo sintattico, così innaturale se si pensa a come si costruiscono le frasi nel discorso ordinario, si incuneano altre caratteristiche tipiche del linguaggio burocratico o frutto di disattenzione redazionale:

  • innanzitutto, una netta tendenza alla nominalizzazione. L’ha già notato Mariangela Mianiti, quando, in una frase ripresa nel sottotitolo del suo articolo, dice «Ci voleva molto a scrivere, per essere più chiari, “di conoscere le misure per contenere il contagio” invece di “di essere a conoscenza delle misure di contenimento del contagio”?»;
  • la frequenza di proposizioni all’infinito, che per loro natura occultano l’espressione del soggetto;
  • la frequenza di incisi, che, soprattutto nelle prime versioni, intorbidano la linearità sintattica delle frasi e aggravano la già notevole complessità sintattica del testo. La riduzione dei riferimenti normativi che caratterizza la quinta versione del modello, diffusa il 26 marzo, ha attenuato questo punto di debolezza; il limite permane nella frase «di essere a conoscenza delle misure di contenimento del contagio vigenti alla data odierna ed adottate ai sensi degli artt. 1 e 2 del decreto legge 25 marzo 2020, n.19, concernenti le limitazioni alle possibilità di spostamento delle persone fisiche all’interno di tutto il territorio nazionale»;
  • l’incoerenza nell’uso delle persone del verbo: tutta la prima parte della dichiarazione è costruita alla terza persona, mentre la parte finale è, più opportunamente, alla prima persona;
  • l’incoerenza della costruzione della frase «che lo spostamento è iniziato da … (indicare l’indirizzo da cui è iniziato) con destinazione»: la frase inizia opportunamente con una struttura verbale, ma si conclude con una nominalizzazione nel sintagma preposizionale con destinazione.

Scelte lessicali

lessicoIl testo presenta un certo numero di parole non appartenenti al vocabolario di base. La percentuale si potrebbe considerare standard per un testo di tipo ufficiale (poco oltre l’11%), ma molte delle parole non note a tutti veicolano nozioni fondamentali per descrivere i fatti che il cittadino deve  autodichiarare. Alcune di queste sono necessarie (per es. decreto o domiciliato), altre sono sostituibili (anche quando si tratta di parole appartenenti al vocabolario di base, ma sono semanticamente ambigue, come ovvero).Tra le parole non comuni, non strettamente necessarie, e quindi sostituibili, o tra le parole ambigue, segnalo: utenza telefonica, mendace, ovvero, vigente, odierno, persona fisica (concetto di natura fiscale, che non è pertinente in questo contesto, nel quale è sufficiente persona), comprovato, quotidianità, effettuare (che risulta anche improprio in questo contesto, perché si riferisce esclusivamente al caso del medico che va a visitare un malato, e non a quello di un malato che va a farsi visitare dal medico), esecuzione, oltre alle locuzioni preposizionali a mezzo, in ragione di, in favore di.

Non può essere portato a giustificazione il fatto che alcune di queste parole sono prese di peso da testi normativi (codice penale o decreti di riferimento): dobbiamo ricordare, almeno, che il testo proposto viene firmato dal cittadino, cioè da un parlante comune, e non dal legislatore.

Parità di genere

firmaL’intero testo è costruito al maschile, senza dare alcuna possibilità alle dichiaranti di adeguare facilmente il testo al proprio genere e obbligando le donne a modificare personalmente il modulo. Nella firma non è preso in considerazione neppure il genere dell’agente delle forze dell’ordine che raccoglie la dichiarazione.

Titolo

Il titolo (Autodichiarazione ai sensi degli artt. 46 e 47 d.p.r. n. 445/2000) enuncia il tipo di testo che viene prodotto, non il suo contenuto, come invece ci si aspetterebbe da un titolo. Nelle pagine web del Ministero dell’interno, più efficacemente, si parla di autodichiarazione in caso di spostamenti.

Rinvii alla normativa

Il documento presenta numerosi rinvii muti alla normativa (per rinvii muti si intendono quei rinvii che indicano i testi normativi di riferimento con i soli dati numerici, senza alcuna indicazione del loro contenuto): «artt. 46 e 47 d.p.r. n. 445/2000», «decreto legge 25 marzo 2020, n.19», «dall’art. 1, comma 1, lettera b) del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 22 marzo 2020». Rispetto alle versioni precedenti, è stata eliminata la maggior parte dei riferimenti normativi puntuali, ma sono stati infilati nel testo i rinvii alla normativa più recente, creando una incoerenza generale nella scelta di richiamare espressamente o no le norme di riferimento.

Forma grafica

Vi è un abuso di formattazioni, in particolare del grassetto, che dovrebbe essere riservato all’evidenziazione di informazioni di importanza maggiore rispetto alle altre. In realtà, il grassetto non svolge, in questo testo, questa funzione, perché ricopre un’amplissima porzione di testo. Il risultato è la presentazione di un testo di difficile leggibilità materiale. Nel passaggio dalle prime versioni alla versione attuale è, comunque, riconoscibile qualche miglioramento (per esempio l’eliminazione della scrittura in maiuscolo di intere porzioni di testo).

Il punto più critico

Un punto critico, ampiamente segnalato, anche con espressioni virulente, in rete è la dichiarazione di non essere risultati positivi al COVID-19. Per quanto la formulazione sia corretta, non è prespicua: l’uso della forma negativa «non essere risultato positivo» crea certamente difficoltà per un’immediata la comprensione della frase. Da questo punto di vista, il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020 (art. 1, comma 1, punto c), che ha introdotto la norma da cui nasce questo punto dell’autodichiarazione, ha avuto minori difficoltà espressive, poiché stabiliva una norma che riguarda chi è risultato positivo (e poteva, quindi, esprimere la nozione con una frase affermativa):

Divieto assoluto di mobilità dalla propria abitazione o dimora per i soggetti sottoposti alla misura della quarantena ovvero risultati positivi al virus .

Qualche miglioramento

Se il tessuto generale del testo è semplicemente disastroso, bisogna dire che, passando da una versione all’altra, ci sono stati alcuni timidi miglioramenti:

  • sono stati ridotti, come si è detto, i rinvii alle fonti normative, che complicavano il testo;
  • sono state eliminate alcune parole radicalmente estranee all’italiano comune, come combinato disposto;
  • è stata eliminata l’infelicissima espressione «di non essere risultato positivo al virus COVID-19 di cui all’articolo 1, comma 1, lettera c), del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’ 8 marzo 2020», nella quale il relativo di cui è privo di un antecedente (a meno che non si pensi che il virus COVI-19 sia stato normato dal Decreto del Presidente del Consiglio);
  • in tema di parità di genere, è stato evitato l’imbarazzante incidente della terza versione, nella quale era contenuto uno sdoppiamento di genere, ma non in riferimento al genere del o della dichiarante, bensì in riferimento al genere grammaticale del documento di riconoscimento (rilasciato/a …).

sdoppiato

Esiste un’alternativa

Ma il «funzionario di turno» (come si legge nelle proprietà di uno dei file messi in rete) autore del testo poteva fare meglio? Certamente sì. Ma sarebbero state necessarie una professionalità nella scrittura, una accettazione della rivoluzione dei rapporti tra Stato e cittadino che è sottesa all’introduzione nel nostro Paese dell’autocertificazione e, al fondo, un maggiore rispetto per i cittadini.

corsoHo discusso i limiti (gravi, come si è visto) di questo testo con gli studenti e le studentesse del mio corso di «Metodi linguistici di analisi dei testi», naturalmente durante una lezione a  distanza. Sulla base anche delle loro osservazioni, ho provato a riscrivere il testo e l’ho inviato sia alla segreteria della Ministra, sia al Capo della polizia.

Domani pubblicherò in questo blog la mia proposta di autodichiarazione riveduta e semplificata.

Documentazione

Dal 9 al 26 marzo si sono succedute 5 versioni dell’autodichiarazione, sempre più complesse. Ecco il loro elenco, con il link

  1. versione del 9 marzo 2020 (basata sul Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020)
  2. versione del 10 marzo 2020 (basata sul Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020)
  3. versione del 17 marzo 2020 (come correzione della versione precedente, che non esplicitava il caso di chi era in quarantena9
  4. versione del 23 marzo 2020 (basata sul Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 marzo 2020)
  5. versione del 26 marzo 2020 (che prende in considerazione anche l’esistenza di norme regionali).
  6. versione del 3 maggio 2020 (adeguata alle norme relative alla cosiddetta Fase 2)
  7. versione del 18 maggio 2020 (riservata agli spostamenti in regioni diverse)
Coronavirus: il modulo che massacra l’italianoultima modifica: 2020-04-04T02:14:25+02:00da cortmic
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