Chi di pronuncia ferisce di refuso perisce

piero_ottoneNel «Venerdì di Repubblica» n. 1345 del 27 dicembre 2013, rubrica «Vizi&virtù», Piero Ottone se la prende, giustamente, con i giornalisti che, alla radio e alla televisione, pronunciano in maniera scorretta i nomi propri stranieri (per leggere il testo, fare click sull’immagine):

ottone

«Sarebbe una bella cosa se i colleghi, prima della trasmissione, leggessero per proprio conto il testo, e si informassero: la lettura preventiva dovrebbe anzi essere obbligatoria, come rileggere un “pezzo” prima di darlo alle stampe». Parole sante, queste di Ottone.

Peccato che il suo «pezzo» sia a sua volta funestato da due refusi (prounciati e mitragliarice):

vizi_virtu

Ora, non voglio essere ingeneroso nei confronti dell’illustre autore. Capita a tutti di inserire nel proprio testo dei refusi, e mai come in questo ambito vale il detto evangelico «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra».

Noto, però, tre cose: la prima che le sante parole di Piero Ottone non potevano trovare una verifica così immediata della loro validità. La seconda che il refuso è uno degli infortuni più subdoli che possa capitare a chi scrive: si insinua sempre nei momenti più inopportuni e sbagliati. La terza che il diffondersi di refusi è il frutto indesiderato (accanto a molti altri frutti desiderabilissimi) della videoscrittura. Scrivendo al computer, capita con grande facilità di saltare una lettera (credo con una frequenza maggiore di quanto accadesse scrivendo a macchina). Ma non è questo il punto: il problema è che sempre più frequentemente si passa, senza alcun filtro, dal file dell’autore alla pubblicazione, in rete o su carta. Una volta gli occhi che si posavano su uno scritto prima che venisse reso pubblico erano molti: dopo l’autore, la dattilografa che copiava il manoscritto, il proto che lo trasponeva nella matrice per la stampa. Ogni passaggio comportava un controllo (e magari anche un’ulteriore lettura, sempre più distaccata, dell’autore). Oggi no: c’è solo la lettura, soggettiva e ancora tutta immersa nel processo di redazione, dell’autore. Poi, basta. E così i perfidi refusi arrivano sulla pagina, magari proprio dove non ci sarebbero davvero dovuti essere.

Chi di pronuncia ferisce di refuso perisceultima modifica: 2014-01-02T17:14:21+01:00da cortmic
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