Gli ottant’anni di Max Pfister

 

kongress pfisterLa scorsa settimana si sono riuniti a Zurigo studiosi di varie nazioni europee per festeggiare gli ottant’anni di Max Pfister.

Max Pfister è probabilmente poco noto al grande pubblico, ma è certamente uno degli studiosi di linguistica italiana che resterà nella storia della disciplina. È infatti l’ideatore e il direttore (ora assieme a Wolfgang Schweickard) del Lessico Etimologico Italiano, un’opera grandiosa che intende raccogliere tutto il lessico italiano e quello dei dialetti: un monumento alla cultura italiana e al suo policentrismo. Pubblicato a partire dal 1979 (dall’editore Reichert di Wiesbaden), se ne prevede la conclusione nel 2032.

max pfister gerold hilty

Max Pfister è nato a Zurigo il 21 aprile 1932, ha studiato romanistica nell’Università della sua città, ha conseguito il dottorato nel 1958 e la libera docenza nel 1968. Da buon romanista, si è formato su diverse lingue romanze (e infatti ha passato periodi di studio e di perfezionamento all’Università di Salamanca, alla Sorbona e a Pisa, alla Scuola Normale Superiore). Ha svolto tutta la sua carriera universitaria, a partire dal 1969, in Germania, prima a Marburg, poi a Saarbrücken. Tra la laurea e l’inizio dell’attività come professore universitario, è stato professore di francese e di italiano al liceo di Zurigo e negli stessi anni ha lavorato a Basilea, alla realizzazione del grande vocabolario etimologico della lingua francese, il leggendario Französisches Etymologisches Wörterbuch. sotto la guida di Walther von Wartburg.  Ha ricevuto numerose lauree honoris causa; in Italia nelle Università di Bari, Lecce, Torino, Roma “La Sapienza”, Palermo.

Ottenuta la libera docenza, ha deciso di avventurarsi in un’impresa a quei tempi ritenuta impossibile: redigere un vocabolario che raccogliesse, a partire dalla base etimologica, tutte le parole dell’italiano e dei dialetti d’Italia. All’inizio non è stato facile trovare i finanziamenti, proprio perché l’opera sembrava un’utopia, anche per la mancanza di alcuni strumenti di base (per es. un’affidabile raccolta del lessico medievale, che ora, invece, possediamo, grazie al lavoro dell’Opera del vocabolario italiano). Max Pfister ha avuto il coraggio di credere alla sua idea. E finalmente nel 1973, pur ancora tra perplessità, il finanziamento è arrivato: all’inizio da parte del DFG, “Deutsche Forschungsgemeinschaft” e dall’Università di Saarbrücken, ora principalmente dall’Accademia di Magonza, con interventi del Saarland e del Ministero tedesco della Ricerca, ma senza alcun contributo sistematico da parte delle istituzioni preposte al finanziamento della ricerca nei paesi in cui si parla l’italiano, Italia e Svizzera.

lessico etimologico italiano, max pfisterNel 1974 sono iniziati i lavori redazionali preparatori (già anticipati da alcuni anni dal lavoro personale e individuale di Max Pfister), nel 1979 è iniziata, presso l’editore Reichert di Wiesbaden, la pubblicazione dei fascicoli, giunta in questi giorni al fascicolo 110 (oltre ad altri di serie parallele, tra cui spicca la serie di fascicoli relativi ai germanismi). L’opera sarà conclusa nel 2032.

Nel condurre questo mastodontico lavoro, vero capolavoro della linguistica europea se non addirittura mondiale, Max Pfister ha potuto far tesoro dell’esperienza acquisita alla scuola, terribile, del suo Maestro Walther von Wartburg. Ma ha saputo farlo con uno stile tutto suo, e con delle rilevanti innovazioni. La maggiore di queste è la lingua in cui l’opera è redatta: il suo dizionario non è l’Italienisches Etymologisches Wörterbuch, come era stato progettato all’inizio, bensì il Lessico Etimologico Italiano. Questa scelta ha definitivamente consacrato l’italiano come lingua internazionale della linguistica (storica) italiana.

4094954360.jpgMa a rendere unico Max Pfister è il suo carattere, rigoroso ma non austero, esigente ma non dispotico, severo ma mite, serio ma sorridente. Grazie al suo carattere, è riuscito a contornarsi di un numero amplissimo di collaboratori, tedeschi, italiani, svizzeri, molti dei quali sono diventati suoi amici. La sua officina all’Università di Saarbrücken è diventata un laboratorio dove si sono formate almeno due generazioni di studiosi di linguistica italiana, alcuni dei quali sono rimasti a lavorare al LEI, mentre altri hanno spiccato il volo verso altri centri di ricerca o altre università in vari paesi d’Europa.

La linguistica italiana, la lingua italiana, l’Italia stessa devono molto a Max Pfister. Però, mentre i linguisti italiani hanno saputo dimostrare concretamente la riconoscenza, con il loro lavoro, i suggerimenti, la condivisione delle esperienze di ricerca, l’Italia non ha saputo onorare questo grande studioso della sua lingua, né l’opera che Max Pfister sta conducendo. I suoi amici italiani hanno bussato a più porte: l’unica che si è aperta qualche anno fa, ma forzatamente una tantum, è stata quella di Carlo Azeglio Ciampi.

Quindici anni dopo, posso ancora utilizzare le parole che ho scritto sul «Corriere del Ticino» in occasione del suo 65° compleanno: «si dice spesso che il LEI è uno specchio delle potenzialità presenti in Europa: mente svizzera, denaro tedesco, manodopera (sia pure intellettuale) italiana. Io mi auguro che in altri campi le cose vadano diversamente; il fatto che in un’impresa che riguarda la lingua italiana e i suoi dialetti l’Italia ci metta, oltre alla lingua, solo il lavoro di alcuni suo connazionali e null’altro di più concreto pare a me motivo di vergogna per lo Stato di cui sono cittadino».

Gli ottant’anni di Max Pfisterultima modifica: 2012-04-29T16:36:00+02:00da cortmic
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