“Velocipede”. Ma perché?

Padova, stazione ferroviaria. Nel sottoportico spicca una sequela di adesivi rossi del Comando della Polizia municipale: “Avviso di rimozione”, “Veicolo targa: velocipede“.

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Ma perché?????

Naturalmente non mi chiedo perché c’è l’avviso di rimozione. Per questo la risposta è facile: perché alcune persone avevano lasciato la loro bicicletta in un posto in cui non dovevano. La Polizia municipale ha portato via (“rimosso”, direbbero loro) le biciclette e lasciato l’avviso. Fin qui, tutto secondo le norme.

Quello che non capisco è perché non abbiano scritto un normalissimo “bicicletta” invece dell’astruso “velocipede”. Questa scelta no che non rispetta le norme, quelle amministrative che chiedono al pubblico dipendente di usare un linguaggio semplice, e quelle del buon senso che chiedono di usare l’italiano corrente, non l’italiano arcaico e sorpassato di chi scrive “velocipede”.

Chiedono, cioè, di usare quello stesso italiano che usa nella vita di tutti i giorni il poliziotto (o la poliziotta) municipale che ha compilato gli avvisi di rimozione. Non me lo vedo il poliziotto (o la poliziotta) municipale dire al proprio partner:
– Caro (o cara) ti serve la macchina oggi?
– Veramente sì, amore
– Va bene, non importa, vado al Comando in velocipede.
Ma allora, perché non rivolgersi al cittadino, anche se inadempiente, con lo stesso linguaggio che si usa nella vita quotidiana?

Lo so che è una piccola cosa (la pubblica amministrazione compie misfatti linguistici ben peggiori). Inoltre, il cittadino che, tornando da un viaggio, ha trovato il cartellino rosso al posto della bicicletta, ha capito subito quello che era successo. Probabilmente non ha neppure letto la parola scritta a penna. Ma ad essere grave è il valore simbolico e culturale della scelta lessicale: usando “velocipede”, quel poliziotto (o poliziotta) municipale, probabilmente senza rendersene conto, ha voluto mostrare distanza, se non addirittura ostilità, verso il cittadino.


È triste che le forze di polizia non siano riuscite ad abbandonare, neppure nelle piccole cose, la passione per l’antilingua così ben tratteggiata quasi cinquant’anni fa da Italo Calvino!

“Velocipede”. Ma perché?ultima modifica: 2012-04-28T12:00:00+02:00da cortmic
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