Ancora sull’enigma di Elena Ferrante

amica_genialeIl 1° settembre, alle 19.45, nella Sala Darsena della Mostra del Cinema di Venezia, verrà presentata in anteprima la serie televisiva tratta dalla tetralogia L’amica geniale di Elena Ferrante. Si può già prevedere una vasta eco di stampa.

Più in sordina, qualche settimana prima, la Padova University Press aveva diffuso in rete, in open access, gli atti del workshop sull’identità di Elena Ferrante tenutosi il 7 settembre 2017: Drawing Elena Ferrante’s Profile, edited by Arjuna Tuzzi and Michele Cortelazzo, disponibili anche in forma cartacea.

m_digitalsh_33_3coverFino a quest’anno, l’enigma della vera identità di Elena Ferrante è stato oggetto di gossip, articoli giornalistici, interventi nei blog; ma, se non mi sbaglio, non era stato oggetto di pubblicazioni in riviste scientifiche, fino all’uscita dell’articolo di Arjuna Tuzzi e mio, What is Elena Ferrante? A comparative analysis of a secretive bestselling Italian writer, «Digital Scholarship in the Humanities», 33.3, 1 September 2018, pp. 685–702. Le conclusioni di questo articolo sono che, dalle analisi svolte con gli strumenti della Autoriship Attribution basata su metodi quantitativi, lo scrittore italiano che ha le maggiori somiglianze con Elena Ferrante è Domenico Starnone.

dandini-tuzzi-cortelazzoPer giungere a questi risultati, Arjuna Tuzzi e io abbiamo raccolto un corpus di 150 romanzi di 40 autori (compresa Elena Ferrante) dell’ultimo trentennio. Abbiamo presentato i risultati in varie sedi, in Italia e all’estero (oltre che a Padova, a Palermo, Trieste, Atene, Cracovia, Montpellier, Praga, Treviri); ma soprattutto abbiamo deciso di condividere il corpus con alcuni studiosi di grande esperienza nell’attribuzione d’autore, che hanno lavorato autonomamente sugli stessi testi. I risultati delle loro analisi sono contenute nel volume edito dalla Padova University Press.

loretoAl volume ha contribuito, innanzi tutto, Vittorio Loreto, che già nel 2006 si era occupato di Elena Ferrante, scorgendo subito le similarità con Domenico Starnone. Nel suo intervento, scritto assieme a Margherita Lalli e Francesca Tria (Data-Compression Approach to Authorship Attribution), utilizza un approccio basato sulla compressione dei dati. I risultati confermano e rafforzano la tesi che, all’interno del corpus considerato, Domenico Starnone è il più probabile autore delle opere di Elena Ferrante.

juolaA sua volta, lo statunitense Patrick Juola (Thesaurus-Based Semantic Similarity Judgments: A New Approach to Authorial Similarity?), ha cercato di individuare la similarità tra i testi presenti nel corpus caratterizzandoli sulla base delle affinità concettuali e semantiche. Dei trentanove autori presenti, oltre a Elena Ferrante, solo due (Michela Murgia e Domenico Starnone) presentano lo stesso insieme di concetti di Ferrante.

ederAnche Maciej Eder, di Cracovia (Elena Ferrante: A Virtual Author) attesta che ciascuno dei sette romanzi firmati da Elena Ferrante è connesso «robustamente» con uno dei romanzi di Starnone e che questa evidenza viene confermata quando si usa un metodo di analisi che spezzetta i testi in prozioni più piccole: tutte le sequenze della tetralogia vengono attribuite a Starnone. Più complessa, invece, la configurazione delle opere più recenti di Domenico Starnone (ma per certi versi anche quelle dei primi anni 2000), che rivelano la capacità dello scrittore di differenziare il proprio profilo stilistico e di rendersi autonomo dalla voce di quello che è risultato essere un suo alter ego.

Un altro metodo ancora è usato dal greco (dell’Università di Atene) George K. Mikros (Blended Authorship Attribution: Unmasking Elena Ferrante) il quale si affida, come del gmikrosresto altri autori già citati, alle tecniche del Machine Learning, usando la profilazione dell’autore (cioè individuando, a partire dal confronto tra gli autori del corpus, quali sono le caratteristiche individuali più probabili dell’autore nascosto: genere, età, provenienza geografica). I risultati della profilazione, che hanno raggiunto un grado di accuratezza molto alto (oltre il 90%), indicano che la persona che si firma Elena Ferrante è un maschio, di età superiore a 60 anni, proveniente da una zona specifica della Campania. Uno solo degli autori presenti nel corpus risponde a queste caratteristiche, e ancora una volta è Domenico Starnone.

ratinaudPierre Ratinaud, dell’Università di Tolosa (The Brilliant Friend(s) of Elena Ferrante: A Lexicometrical Comparison between Elena Ferrante’s Books and 39 Contemporary Italian Writers) è ricorso al software IRaMuTeQ applicando tre tipi di statistiche testuali: analisi della corrispondenza su liste lessicali complete, calcolo della distanza con l’indice di Labbé, clustering gerarchico con i metodi Reinert. Tutte queste procedure convergono sullo stesso risultato: le parole usate nei libri di Elena Ferrante sono più vicine a quelle usate da Starnone che a quelle di qualsiasi altro degli altri autori del corpus.

rybickyPiù complesso, ma anche più netto, già dal titolo (Partners in Life, Partners in Crime?) il contributo di Jan Rybicki, dell’Università Jagellonica di Cracovia. Rybicki ha usato la procedura Delta di Burrows, che confronta l’uso delle parole più frequenti e ha integrato il corpus usato da tutti gli altro studiosi con alcune traduzioni di Anita Raja (moglie di Domenico Starnone), che, secondo l’accurata e mai smentita inchiesta giornalistica di Claudio Gatti, è colei che percepisce i diritti d’autore di Elena Ferrante. Il risultato è che, piuttosto che a Raja, i test puntano in modo schiacciante, ancora una volta, a Domenico Starnone. Rybicki non usa mezzi termini: «stylometric evidence is very, very strong: the novels by Elena Ferrante have in fact been written by Domenico Starnone».

conclusioni rybicky

Non usa mezzi termini neanche Jacques Savoy (dell’Università di Neuchâtel), pur non attribuendo al suo risultato proprio il 100% di probablità di raggiungere la verità:

who is elena ferrantesavoy2Savoy usa anche lui diversi metodi: il metodo Delta, basato sulle forme e sui lemmi più frequenti, la distanza di Labbè, applicata a tutto il vocabolario, considerazioni più dettagliate sul lessico, di tipo anche qualitativo portano sempre al solito risultato: dietro allo pseudonimo Elena Ferrante c’è Domenico Starnone.

Insomma, le conclusioni degli studiosi stranieri sono unanimi e  molto più nette di quelle dei promotori italiani.

È bene, allora, ricordare le cautele con cui gli stessi autori dei contributi citati hanno suggerito di utilizzare i loro risultati, La più forte è che tutte le indagini di cui ho riferito si basano sul presupposto che dietro Elena Ferrante si celi uno dei narratori presenti nel corpus. È un postulato, ragionevole, ma non dimostrabile.  Certamente si può dire una cosa: se Elena Ferrante non è uno degli autori presenti nel corpus (se, per esempio, è una persona del tutto sconosciuta, col proprio nome, al mondo letterario), allora questa persona è una persona che scrive in maniera molto, ma molto simile a Domenico Starnone.

In particolare, pesa il fatto domenicaleche Anita Raja appaia essere la percettrice dei diritti d’autore di Elena Ferrante, ma non sia comparabile con gli altri scrittori del corpus, perché non risulta aver mai scritto romanzi. Però, l’analisi di Rybicki tiene conto anche delle traduzioni di Anita Raja (pur con tutti i problemi metodologici che comporta il ricorso alle traduzioni, per di più di libri di un’unica autrice). Inoltre, al Jadt 2018 George K. Mikros, Arjuna Tuzzi e io stesso abbiamo comparato la Frantumaglia con scritti metaletterari, saggistici e giornalistici di un certo numero di autori, compresa Anita Raja. Questi studi non mettono in discussione la centralità nei testi firmati Elena Ferrante della scrittura di Domenico Starnone, ma suggeriscono che ci possa essere anche la mano di Anita Raja.

La seconda cautela è che le ricerche possono provare, con ragionevole certezza, che le opere di Elena Ferrante e quelle di Domenico Starnone (dopo il 1992) sono molto simili. Ma difficilmente la stilometria può dirci se sia stata Elena Ferrante a prendere da Starnone, o viceversa. Accanto al caso Elena Ferrante, palese perché si sa che si tratta di uno pseudonimo, ci potrebbe essere un caso Domenico Starnone. Un caso che è comunque esistente in qualche misura: l’articolo di Maciej Eder affronta proprio la questione  di come si comporta uno scrittore che scrive due serie di opere con due nomi diversi (e non è solo il caso di Ferrante/Starnone). L’autore che si trova in questa situazione cambia un po’ il suo modo di scrivere. E, come aggiunge Ian Rybicky, è proprio questa particolare forma di atto creativo, cioè scrivere cercando di apparire, dalla scrittura, come qualcun altro, o scrivere collaborando con un’altra persona, che emerge, come fatto interessante da studiare, molto di più dell’identificazione di Elena Ferrante (anche se l’identificazione è la premessa necessaria per queste considerazioni).

foucaultNon turbano, invece, i ricercatori le critiche di chi chiede di assecondare il desiderio di Elena Ferrante di rimanere ignota. Innanzi tutto perché possono condividere ciò che, a proposito dei testi, dice Michel Foucault:  «E se, in seguito a un incidente o a una volontà esplicita dell’autore, esso ci perviene nell’anonimato, il gioco consiste subito nel ritrovare l’autore. L’anonimato letterario non ci è sopportabile, noi lo accettiamo solo come enigma». Chi ha sviluppato ricerche come quelle contenute nel libro della Padova University Press non può, poi, non condividere il pensiero di Mariarosa Mancuso, espresso nel «Foglio» del 18 agosto: «Lunga vita a Elena Ferrante, naturalmente (serve anche da napoletanissimo scongiuro). E a chi sta dietro lo pseudonimo, pur mettendo a verbale la nostra stretta osservanza nannimorettiana: chi si nega (e non perde occasione per ricordare che si sta negando) intende soltanto attirare l’attenzione su di sé. L’unica sorpresa vera sarebbe accertare l’esistenza di un maschio, dietro la tanto lodata “sensibilità femminile” e l’altrettanto lodata conoscenza dell’invidia tra donne».

storia secondo cognomeE qui sta il punto finale: sono i risultati stessi delle ricerche che danno, a posteriori, un senso all’indagine. La scienza dice, senza nessuna ombra di dubbio, che nelle opere di Elena Ferrante c’è, almeno anche, la mano di un uomo, Domenico Starnone. Come unica mano, o, come è più probabile, come coprotagonista di un processo, magari tormentato, di scrittura a due: un processo che è stato rappresentato, nella Storia del secondo cognome (il secondo volume della tetralogia), nel battibecco tra Nino Sarratore e Lila a proposito della scrittura di un articolo di Nino (che è il primo a parlare nel dialogo che segue):

«Non dovevo starti a sentire».
«Cosa ho fatto?».
«Mi hai confuso le idee. Perché sei come una goccia d’acqua: teng teng teng. Finché non si fa a modo tuo, non la finisci».
«L’articolo l’hai pensato e scritto tu».
«Appunto. E allora perché me l’hai fatto rifare quattro volte?».
«Tu l’hai voluto riscrivere».
(Elena Ferrante,
Storia del nuovo cognome, Roma, Edizioni e/o, 2012, p. 360).

Vedi anche: Svelato il mistero di Elena Ferrante?

Ancora sull’enigma di Elena Ferranteultima modifica: 2018-09-01T07:02:46+02:00da cortmic
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