Politecnico di Milano: le ore della speranza

Il Politecnico di Milano è il simbolo della svendita della lingua italiana al monolinguismo inglese, da quando gli organi di quella università hanno deciso che tutti i corsi delle lauree magistrali si terranno, dal 2014, in inglese.

lingua inglese, politecnico

L’argomento è molto complesso: da una parte c’è il fatto, incontestabile, che l’inglese, soprattutto tecnico, è la lingua di comunicazione pratica internazionale, con la quale i nostri studenti devono sempre più familiarizzarsi, dall’altra c’è che la politica linguistica europea va in direzione del multilinguismo (quindi, la decisione del Politecnico è intrinsecamente anti-europea) e che la formazione di un ingegnere o di un architetto deve sì occuparsi della sua collocazione in chiave internazionale, ma anche del suo radicamento nella società italiana.

politecnico.jpgLa decisione del Politecnico ha tanti sostenitori, a cominciare dal Ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, ma anche tanti oppositori, all’interno stesso del Politecnico, ma anche all’esterno, in associazioni, e in pagine dei social networks. E non mancano prese di posizione di noti intellettuali  (da ultimo Vittorio Sgarbi). In giugno si è tenuto anche un presidio di protesta, a dire il vero non molto affollato, del Partito Radicale.

Ho già espresso il mio parere sul Piccolo e nel giornale digitale dell’Università di Padova, Il Bo. Il mio parere è che una posizione come quella del Politecnico sia unilaterale, non tenga conto di tutti gli aspetti del problema e non si basi (cosa grave per un’istituzione scientifica) sugli studi che ci sono o si possono sviluppare sull’argomento. Ma non ho mai ritenuto di dover utilizzare un argomento, quello dell’eventuale scarsa preparazione linguistica dei docenti che dovrebbero essere chiamati a insegnare in inglese. Per due motivi: innanzi tutto, suppongo che, quando un’Università si propone di tenere tutti i suoi corsi magistrali in inglese, si sia preventivamente accertata che il suo corpo docente domini in maniera ineccepibile quella lingua. E poi perché, se anche così non fosse, credo che il Politecnico abbia il tempo e le risorse per rimediare.

Ma poi ho visto questo:

inglese, politecnico milano


/* Style Definitions */ table.MsoNormalTable{mso-style-name:”Tabella normale”;mso-tstyle-rowband-size:0;mso-tstyle-colband-size:0;mso-style-noshow:yes;mso-style-priority:99;mso-style-qformat:yes;mso-style-parent:””;mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt;mso-para-margin:0cm;mso-para-margin-bottom:.0001pt;mso-pagination:widow-orphan;font-size:10.0pt;font-family:”Times New Roman”,”serif”;}E, vedendo questa scritta hopening hours, mi sono un pelino ricreduto.

È vero, gli svarioni linguistici dell’amministrazione del Politecnico non sono predittivi delle abilità linguistiche dei suoi docenti.

È anche vero che quello svarione è piuttosto diffuso in Italia (cliccando sulle foto potrete vedere l’originale):

 

hopening hours

hopening hours

hopening hours

Ma insomma, speriamo in ore migliori, per il buon nome del Politecnico di Milano.

Politecnico di Milano: le ore della speranzaultima modifica: 2012-10-07T15:40:00+02:00da cortmic
Reposta per primo quest’articolo