«Termometro politico» si è rivolto ai prodotti di un centro di ricerca che sa come si trattano automaticamente i testi e le parole, l’Istituto di Linguistica Computazionale “Antonio Zampolli” del CNR, che ha perfezionato alcuni software per l’analisi automatica dei testi. Grazie a questi software, e più in generale grazie a un’intelligente osservazione di dati quantitativi, l’autore dell’articolo ha potuto anche sfatare, o ridimensionare, le impressioni che di primo acchito si erano potute ricavare da una visione passiva dell’incontro: «l’analisi quantitativa conferma l’impressione di chi ha visto Grillo perennemente all’attacco, anche se ridimensiona la sensazione che Renzi non abbia aperto bocca: il comico ha infilato infatti 1406 parole contro le 922 del sindaco».
L’analisi prosegue con l’individuazione del grado di leggibilità dei discorsi dei due contendenti. Esistono sistemi, gli indici di leggibilità, che sono in grado di misurare la complessità lessicale e sintattica di un testo. Certo, non bisogna farsi schiavizzare dagli indici di leggibilità (sui limiti dei quali ha scritto osservazioni sagge Francesco Vignotto); ma si tratta di indicatori che danno una prima fotografia corretta del grado di complessità di un testo. Per l’italiano, il sistema più accreditato è Gulpease (che, in una versione semplificata, è incluso anche in word: si ottengono i risultati sottoponendo il testo all’analisi grammaticale, dopo aver attivato, nel menu di opzioni, l’uso delle statistiche di leggibilità). Anche il software dell’Istituto di Linguistica Computazionale usa Gulpease. Applicato sul dialogo Renzi – Grillo, Gulpease ci restituisce valori molto alti sia per Renzi (82 su 100), sia per Grillo (74 su 100).
(cliccate sull’immagine per leggere più chiaramente i risultati)
Si tratta di un punteggio molto alto, del tutto inusuale tra i politici.
Le ragioni di questo alto livello di leggibilità sono sia sintattiche (in entrambi il 70% delle frasi sono frasi principali, mentre le proposizioni secondarie sono il 30%, come peraltro nnon è strano trattandosi di uno scambio verbale fatti di battute brevi, sia lessicali (l’82% delle parole di Renzi e il 75% di quelle di Grillo appartengono al vocabolario di base, cioè alle 7000 parole più comuni in italiano – non le 2000, come erroneamente sta scritto nell’articolo: quello è il vocabolario fondamentale, lo zoccolo fondamentale del vocabolario di base).
Naturalmente, bisognerebbe misurare la comprensibilità sia di Renzi sia di Grillo quando parlano di provvedimenti legislativi complessi, dei modi per superare le difficoltà economiche dell’Italia, della concezione dell’Europa. È facile, infatti, essere comprensibili in un battibecco in cui, alla fine, non si sono affrontati temi complessi. Ma l’impressione è che il politico tradizionale poteva, e può, essere complesso e scarsamente comprensibile anche quando si esibiva in semplici convenevoli. Fatto sta che Renzi e Grillo sono comunque diversi da chi li ha preceduti nel palcoscenico della politica e che le parole di Grillo sono risultate pienamente comprensibili per chi avesse la licenza media, quelle di Renzi addirittura per chi avesse la licenza elementare.
Infine, e solo infine, vengono presentate le parole-chiave dei due contendenti. Certamente si tratta di informazioni puramente indicative, data la brevità dei testi. Però ci possono indirizzare verso un’interpretazione degli interventi dei due politici, da rafforzare con una valutazione qualitativa. Quelle di Grillo sono tu, credibile (nel contesto “tu non sei credibile”), democratico (“non sono democratrico”), sindaco, gente; quelle di Renzi blog, perfetto, minuto, popolo, cosa.