parole

“Le professioni hanno un nome preciso e nel mio caso è ‘direttore d’orchestra’” (Beatrice Venezi)

Ieri, Beatrice Venezi ha detto ad Amadeus, che le chiedeva se preferisse essere chiamata direttore o direttrice: «Per me quello che conta è il talento e la preparazione con cui si svolge un determinato lavoro. Le professioni hanno un nome preciso e nel mio caso è ‘direttore d’orchestra’».

Beatrice Venezi è libera di voler essere chiamata direttore d’orchestra (ma non ha, naturalmente, il diritto di imporlo agli altri parlanti, che sono liberi di usare l’espressione che ritengono più corretta); ma non può sostenere una cosa inesatta, cioè quella di indicare come unica espressione possibile la forma maschile perché «le professioni hanno un nome preciso» e nel suo caso sarebbe direttore d’orchestra.

Un rapido censimento negli archivi elettronici di testi italiani ci permettono di verificare che quella di Beatrice Venizi è un’affermazione sbagliata.

1851

“Il Pirata. Giornale di letteratura, belle arti e teatri”, 18 gennaio 1851, p. 232

1858

“Il Teatro. Giornale di lettere, arti e teatri”, 22 giugno 1858, p. 67

1874

Isnardo Sartorio, Apparenza inganna, Milano, Barbini, 1874

1904

Censimento della popolazione del regno d’Italia al 10 febbraio 1901, vol. III, Roma, Direzione generale della statistica, 1904, p. 530

1921


“Musica d’oggi”. 1921, p. 47

1938


Capitolium” XIII, 1938, p. 99

1939

Donne italiane. Almanacco annuario 1939-XVII, Firenze, Giannini e Giovanelli, 1938, p.379

1951

Alberto De Angelis, Il teatro Alibert o delle Dame (1717-1863), nella Roma papale, Tivoli : Arti Grafiche A. Chicca, 1951, p. 292

1969


«La Stampa», 5 novembre 1969, p. 3

2005

«Corriere della sera», 19 luglio 2005, p. 37

Insomma, direttrice d’orchestra fa parte della lingua italiana almeno dalla metà dell’Ottocento ed è stata utilizzata, senza alcuna presa di distanza, in testi diversi, di epoche diverse, di ideologie diverse (naturalmente, quelli presentati qui, sono solo alcuni esempi, non tutte le attestazioni dell’espressione).

Spesso sembra che il problema di utilizzare la versione femminile di titoli, cariche, nomi di mestiere, nomi di professione sia una questione sorta solo di recente, anzi, addirittura, una «recente invenzione».

No. Una «recente invenzione» è il dubbio, la ritrosia, l’opposizione a utilizzare il femminile. Direttrice, ministra, sindaca, avvocata, architetta hanno una lunga storia (a volte in significati diversi da quelli attuali, ma sempre in riferimento a donne e in contrasto con i rispettivi maschili quando ci si riferisce a uomini), professoressa, dottoressa, studentessa hanno uno sviluppo più recente, ma pur sempre plurisecolare. È questa storia di non tener conto di una regola fondamentale della grammatica italiana (la selezione del genere nei casi di referenti specifici di genere femminile) a essere sorta solo negli ultimi anni, come reazione, di uomini e donne, a una richiesta, a mio parere di una semplicità elementare, di molte donne di prestare attenzione a un corretto uso del genere grammaticale.

“Le professioni hanno un nome preciso e nel mio caso è ‘direttore d’orchestra’” (Beatrice Venezi)ultima modifica: 2021-03-06T23:39:48+01:00da
Reposta per primo quest’articolo