In nome della libertà di espressione, che evidentemente il «Corriere della Sera» garantisce solo ai suoi collaboratori, e della completezza dell’informazione, ospito qui la risposta di Alberto Sobrero.
In risposta a “Le ragioni della disfatta della lingua italiana” di Ernesto Galli della Loggia
A un mese esatto dalla morte di Tullio de Mauro, sul Corriere di ieri Ernesto Galli della Loggia lo attacca con inusitata violenza, accusandolo di essere stato negli anni Settanta il motore di quella distruzione della scuola italiana di cui oggi siamo all’epilogo, e di averlo fatto giocando la carta del permissivismo, della rinuncia al rigore, della condanna del tema e dell’ortografia, in una prospettiva che oggi si direbbe ‘populista’. A parte la scarsa eleganza della data scelta per l’invettiva, spiace osservare che Galli della Loggia sembra aver letto ben poco di De Mauro, e quel poco in modo molto disattento. Ha fatto male, perché avrebbe capito della scuola molto più di quello che mostra di sapere.
Perché non legge con attenzione, e con l’occhio dello storico, le “Dieci tesi per un’educazione linguistica democratica” del 1975, oggi attuali più che mai? Ci troverebbe la prefigurazione di una pedagogia molto più impegnativa e severa di quella precedente: impegnativa per lo studente ma ancor più per il docente. Altro che populismo. E capirebbe perché, estrapolando alcune frasi dal contesto storico in cui sono state pronunciate si fa solo – nell’interpretazione più benevola – cattiva propaganda. Uno storico non sarà tenuto a essere informato sulla scuola, ma su come utilizzare i documenti sì.