Siccome scrivere una tesi di laurea è un’attività fatta di parole, ha senso inserire un commento anche in questo blog.
Scrivere
La prima questione, che, almeno all’inizio, è stata poco affrontata, è: ma perché mai uno studente si trova nelle condizioni di dover far fare ad altri, a pagamento, una tesi di laurea. Nelle lauree triennali, scrivere la prova finale dovrebbe essere un’attività meno faticosa, ma più gratificante, della maggior parte degli esami sostenuti. Nelle lauree magistrali, soprattutto umanistiche, la tesi dovrebbe essere il fulcro, ancor più gratificante, dell’intero biennio. Invece no. Soprattutto la prova finale triennale è sentita come poco più di un obbligo burocratico, tale da poter essere demandata ad altri. Questo anche da parte di chi mai si sarebbe sognato di mandare un altro a fare l’esame al posto suo (come, purtroppo talvolta accade).
Una risposta può venire dall’intervento di Roberto Ferrucci, nel «Corriere del Veneto» del 5 ottobre 2014, che richiama, in un quadro complessivamente interessante, un paradosso che è sotto gli occhi di tutti: oggi tutti scrivono, ma pochi sanno scrivere. Sostiene Ferrucci: «Non facciamo altro che scrivere, ma non sappiamo scrivere. Di tale incapacità ci accorgiamo quando dobbiamo redigere un documento importante, non soltanto la tesi di laurea ma anche una semplice lettera al moroso o al proprietario dell’appartamento. Davanti al foglio bianco, il panico». Che poi la soluzione sia ripristinare la scrittura di temi del tipo «come ho trascorso le vacanze» (o come «parlano le carrozze ferroviarie», contro cui si erano scagliati i ragazzi di Barbiana) oppure il classico «tema libero», che avrebbe avuto il merito di sviluppare la fantasia, è un altro conto. Non credo che sia la fantasia a mancare a chi si fa fare la tesi da altri; quello che manca è il rigore del ragionamento e dell’argomentazione, da sviluppare per almeno 50 pagine.
Certamente, l’attuale organizzazione degli studi universitari ha ingigantito, invece di risolvere, un altro paradosso delle tesi di laurea: si chiede a uno studente di scrivere un libro (la tesi magistrale) o un fascicolo (la prova finale triennale) dopo aver passato anni a
Credo che se Umberto Eco si trovasse a scrivere oggi quello che, a mio parere, è stato uno dei suoi libri migliori, Come scrivere una tesi di laurea, lo farebbe necessariamente precedere da un più generale Come scrivere.
Copiare
Per agevolare il riconoscimento del plagio, alcune università (in particolare Venezia Ca’ Foscari, ma ora anche alcuni corsi di laurea di Verona e di Udine, soprattutto quelli di Economia) utilizzano un software in grado di individuare i plagi. Ritengo che l’utilizzo di questi software, per come viene promosso, debba suscitare grossi dubbi di natura teorica, metodologica, etica. Li affronterò tra breve in un post espressamente dedicato all’argomento.
Comperare
Riconoscere una tesi comperata è più difficile che riconoscere una tesi copiata. Suppongo che una tesi comperata, e pagata, abbia alle spalle un certo tasso di originalità. In ogni caso, è impossibile individuare una tesi comperata esaminando il prodotto finale. La si può scoprire solo monitorando il processo che porta alla produzione dell’elaborato.
La responsabilità primaria è, dunque, del docente relatore. Se si accontenta di ricevere il prodotto finito, su un tema poco specifico proposto dallo studente senza alcuna discussione, allora il rischio che il lavoro venga commissionato ad altri c’è. Ma se relatore e lo studente hanno negoziato il tema della tesi, lo hanno circoscritto in successivi colloqui, e poi il relatore ha seguito passo passo il lavoro, ha discusso con lo studente le diverse fasi (anche solo per mail), allora è difficile che si tratti di un lavoro fatto da persona diversa dal laureando. È sacrosanto il protocollo enunciato da Saverio Bozzolan, professore nel Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Padova: “si danno tesi basate su analisi empiriche. Gli studenti devono raccogliere dati, fare interviste etc. Farti vedere come li hanno raccolti e spiegarti come li hanno analizzati. Una volta che hanno fatto tutto questo, impiegano più tempo a spiegare ad altri come scrivere la tesi che a scriverla loro”.