Scrivere, copiare, comperare una tesi di laurea

corvenetoNegli ultimi giorni il «Corriere del Veneto» ha dedicato paginate e paginate a una scoperta clamorosa: esistono, in rete, società che forniscono “consulenze” per la redazione di tesi di laurea. Consulenze che, di fatto, possono giungere alla stesura vera e propria della tesi .

tesiIn sé e per sé è la scoperta dell’acqua calda. Esagerando, ma non troppo, si potrebbe dire che quello di scrivere le tesi di laurea per altri è il secondo mestiere più vecchio del mondo. Ma certamente ci sono due punti sui quali l’inchiesta del «Corriere del Veneto» ha attirato l’attenzione di tutti: la vendita di tesi è passata dal livello artigianale a quello industriale, ed inoltre riguarda anche le facilissime, e modestissime, prove finali delle lauree triennali. E, comunque, riconosco che un conto è accorgersi che l’acqua è calda, e un altro è verificarne con esattezza la temperatura. Questo ha fatto il «Corriere del Veneto» (a dire il vero non per primo; per es. un articolo, sia pure meno documentato, era apparso nel 2012 in controcampus.it). Gli articoli del «Corriere del Veneto» hanno avuto almeno due conseguenze: la Procura della Repubblica di Padova ha preso atto della scoperta e ha aperto un’inchiesta e nelle colonne del giornale, ma anche altrove, si è aperta un’ampia discussione.

Siccome scrivere una tesi di laurea è un’attività fatta di parole, ha senso inserire un commento anche in questo blog.

Scrivere

La prima questione, che, almeno all’inizio, è stata poco affrontata, è: ma perché mai uno studente si trova nelle condizioni di dover far fare ad altri, a pagamento, una tesi di laurea. Nelle lauree triennali, scrivere la prova finale dovrebbe essere un’attività meno faticosa, ma più gratificante, della maggior parte degli esami sostenuti. Nelle lauree magistrali, soprattutto umanistiche, la tesi dovrebbe essere il fulcro, ancor più gratificante, dell’intero biennio. Invece no. Soprattutto la prova finale triennale è sentita come poco più di un obbligo burocratico, tale da poter essere demandata ad altri. Questo anche da parte di chi mai si sarebbe sognato di mandare un altro a fare l’esame al posto suo (come, purtroppo talvolta accade).

Una risposta può venire dall’intervento di Roberto Ferrucci, nel «Corriere del Veneto» del 5 ottobre 2014, che richiama, in un quadro complessivamente interessante, un paradosso che è sotto gli occhi di tutti: oggi tutti scrivono, ma pochi sanno scrivere. Sostiene Ferrucci: «Non facciamo altro che scrivere, ma non sappiamo scrivere. Di tale incapacità ci accorgiamo quando dobbiamo redigere un documento importante, non soltanto la tesi di laurea ma anche una semplice lettera al moroso o al proprietario dell’appartamento. Davanti al foglio bianco, il panico». Che poi la soluzione sia ripristinare la scrittura di temi del tipo «come ho trascorso le vacanze» (o come «parlano le carrozze ferroviarie», contro cui si erano scagliati i ragazzi di Barbiana) oppure il classico «tema libero», che avrebbe avuto il merito di sviluppare la fantasia, è un altro conto. Non credo che sia la fantasia a mancare a chi si fa fare la tesi da altri; quello che manca è il rigore del ragionamento e dell’argomentazione, da sviluppare per almeno 50 pagine.

Certamente, l’attuale organizzazione degli studi universitari ha ingigantito, invece di risolvere, un altro paradosso delle tesi di laurea: si chiede a uno studente di scrivere un libro (la tesi magistrale) o un fascicolo (la prova finale triennale) dopo aver passato anni a ecosostenere esami solo orali, oppure esami scritti sotto forma di test, che non implicano nessuna attività di scrittura.

Credo che se Umberto Eco si trovasse a scrivere oggi quello che, a mio parere, è stato uno dei suoi libri migliori, Come scrivere una tesi di laurea, lo farebbe necessariamente precedere da un più generale Come scrivere.

Copiare

plagioNelle discussioni si è fatta grandissima confusione tra plagio ed “esternalizzazione” del lavoro di tesi. Sono due fenomeni profondamente diversi. Il plagio è, paradossalmente, una prova di genuinità della tesi: il copia-e-incolla è la prima strada che lo studente poco volenteroso segue per superare l’ostacolo del conseguimento del titolo. È una metodologia che molti studenti seguono anche in buona fede, in un periodo nel quale il concetto di proprietà intellettuale di un prodotto testuale si sta smagliando e l’acquisizione quasi meccanica di contenuti pubblicati in rete è una prassi per molti tipi di testo (per es. gli articoli dei giornali, soprattutto, ma non esclusivamente, locali, nel momento in cui il mestiere di scrivere viene considerato degno di un compenso pari a una pipa di tabacco). Ed è fenomeno che chiunque può riconoscere esaminando il prodotto finale.

Per agevolare il riconoscimento del plagio, alcune università (in particolare Venezia Ca’ Foscari, ma ora anche alcuni corsi di laurea di Verona e di Udine, soprattutto quelli di Economia) utilizzano un software in grado di individuare i plagi. Ritengo che l’utilizzo di questi software, per come viene promosso, debba suscitare grossi dubbi di natura teorica, metodologica, etica. Li affronterò tra breve in un post espressamente dedicato all’argomento.

Comperare

consulenza_tesiCommissionare ad altri il lavoro è cosa diversa dal copiare. Farlo ha i contorni del reato: è ancora in vigore la legge 19 aprile 1925, n. 475 “Repressione della falsa attribuzione di lavori altrui da parte di aspiranti al conferimento di lauree, diplomi, uffici, titoli e dignità pubbliche”. Questa legge punisce la «falsa attribuzione di lavori altrui al fine di raggiungere onorificenze come il titolo di dottore o altri» (e considera illecito amministrativo offrire tesi ad altri). Anche il plagio (completo) di una tesi ricade nelle previsioni di questa legge, come ha confermato nel 2011 una sentenza della Corte di cassazione.

Riconoscere una tesi comperata è più difficile che riconoscere una tesi copiata. Suppongo che una tesi comperata, e pagata, abbia alle spalle un certo tasso di originalità. In ogni caso, è impossibile individuare una tesi comperata esaminando il prodotto finale. La si può scoprire solo monitorando il processo che porta alla produzione dell’elaborato.

La responsabilità primaria è, dunque, del docente relatore. Se si accontenta di ricevere il prodotto finito, su un tema poco specifico proposto dallo studente senza alcuna discussione, allora il rischio che il lavoro venga commissionato ad altri c’è. Ma se  relatore e lo studente hanno negoziato il tema della tesi, lo hanno circoscritto in successivi colloqui, e poi il relatore ha seguito passo passo il lavoro, ha discusso con lo studente le diverse fasi (anche solo per mail), allora è difficile che si tratti di un lavoro fatto da persona diversa dal laureando. È sacrosanto il protocollo enunciato da Saverio Bozzolan, professore nel Dipartimento di Scienze economiche e aziendali dell’Università di Padova: “si danno tesi basate su analisi empiriche. Gli studenti devono raccogliere dati, fare interviste etc. Farti vedere come li hanno raccolti e spiegarti come li hanno analizzati. Una volta che hanno fatto tutto questo, impiegano più tempo a spiegare ad altri come scrivere la tesi che a scriverla loro”.

GubittaUn altro docente dello stesso dipartimento, Paolo Gubitta, in un editoriale pubblicato sempre nel «Corriere del Veneto» (Nuovi metodi per gli studenti) propone proprio di riprogettare il processo di redazione della tesi, «che spesso continua ad essere ispirato a criteri e metodi del secolo scorso. Smettiamo di chiedere agli studenti di elaborare argomenti e chiediamo loro di selezionare materiali scientifici, di studiarli, di farsi delle domande intelligenti e di trovare le risposte più adeguate. È sfidante e ognuno farà in base alle sue capacità». Sono completamente d’accordo. Ma è un «nuovo metodo»? Ai miei occhi, e per la mia esperienza, la tesi di laurea è questo, e lo è sempre stato, oggi come nel secolo scorso (cioè una quindicina di anni fa).

Scrivere, copiare, comperare una tesi di laureaultima modifica: 2014-10-08T19:25:13+02:00da cortmic
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