Solo più

Sulla «Stampa» di oggi è apparso un articolo sull’abolizione del fax come mezzo di invio di documenti all’amministrazione pubblica. È un tassello dell’ampio processo di digitalizzazione della nostra burocrazia. Torneremo sull’argomento, che ha complessi intrecci con la questione linguistica.

solopiu.jpg

In questo post non tratto non della questione in sé, ma del resoconto giornalistico, anzi, solamente (o “solo più”?) del titolo. Nella pagina facebook della trasmissione radiofonica “La lingua batte” si è acceso subito un dibattito:

solopiu2.jpg

Un dibattito molto interessante, perché nasce da un equivoco e mostra cosa può scaturire dall’uso parzialmente diverso della lingua italiana nelle diverse regioni.

Infatti, come si legge nel Dizionario Treccani, alla voce solo, solo più vale “ancora soltanto” esclusivamente nell’uso settentr. Possiamo essere più precisi: solo più, nell’uso piemontese, e solo nell’uso piemontese, vale ‘ormai soltanto’ o ‘ancora soltanto’. È un calco, realizzato nella più assoluta inconsapevolezza, del dialettale mac pi. Come ha scritto Riccardo Regis, nel contributo La percezione attraverso lo spazio. Qualche appunto, nel volume Perzeptive Varietätenlinguistik, a cura di Thomas Krefeld, ‎Elissa Pustka, Frankfurt, Lang, 2010, p. 226: «Se un piemontese dichiara candidamente ad un siciliano di avere solo più un cicles ‘ancora soltanto una gomma da masticare’, significa che egli non si rende conto di avere attinto al serbatoio dei regionalismi».

«La Stampa», come giornale di Torino, è ricco di solo più. Ne cito alcuni, scelti qua e là: «L’ufficializzazione sarebbe comunque solo più un adempimento burocratico, legato ai referti dei medici legali che hanno intanto recuperato la camicia di un proiettile, la prova-chiave dell’omicidio» («La Stampa», 9 gennaio 1992, p. 35); «Il progetto sarebbe sicuramente piaciuto al re Vittorio Emanuele II: nella tenuta della Mandria di Venaria entro breve si alleveranno solo più esemplari di “sella italiano”, cavalli docili, coraggiosi e robusti» («La Stampa», 5 febbraio 1998, p. 37); «Ormai, sudatissimi e impolverati, si desiderava solo più di arrivare, per ”varare” la zattera e abbandonarsi a un bagno liberatore. E finalmente, dopo numerosi altri ”Porco qui’! Porco la’!” (il linguaggio, di pari passo con la fatica, si faceva più colorito…)» («La Stampa», 27 febbraio 2004, p. 40);  «Fino a poco tempo fa il debito – spiega Ramojno – era legato a condizioni di straordinarietà mentre adesso è diventato un elemento di con cui le famiglie convivono e che interessa non solo più operai o extracomunitari ma anche professionisti, piccoli imprenditori e dirigenti» («La Stampa», 30 ottobre 2012).

Ma non mancano i commenti critici sull’uso piemontese di solo più.  Alessandra Comazzi, in un articolo dal titolo Caro Faletti, «Stasera mi butto» è «solo più» una vera cretinata apparso a p. 25 del numero del 21 giugno 1992, non è tenera con Giorgio Faletti: «C’è un’espressione piemontese, che rappresenta una specie di spia, una macchia d’origine: se non stai attento, rischi di infilarla da qualche parte. Questa spia regionale è il “solo più”: si usa per dire che se c’erano tre mele, e ne restano due, ce ne sono “solo più” due. I piemontesi sostengono che questo modo di dire ha una sua giustificazione linguistica: però l’italiano non lo prevede e non lo consente. Sentite invece quello che ha detto Faletti, presentando due belle vallette: “Queste due ragazze hanno «solo più» bisogno di un chimico, perché il fisico ce l’hanno tutto di loro”. Ci voleva un traduttore».

Il servizio di consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca, nel 2010, ha dedicato al costrutto e al suo uso una dettagliata descrizione.

crusca.jpg

Matilde Paoli, curatrice della scheda, ha individuato in un documento coevo a Le mie prigioni di Silvio Pellico la prima attestazione finora conosciuta: «Il Pellico è adesso completamente risanato. L’emicrania che tanto violentemente lo tormentava, ha ceduto sotto l’azione del caffè ordinatogli dal medico a titolo di medicina, e si manifesta soltanto più quando questa medicina gli viene negata per qualche tempo», e poi ne ha ricordato l’uso in Piero Gobetti («Oggi la sua tesi è trionfata su tutti, mirabile prova della sua acutezza e preveggenza politica; è accettata dal governo e solo più gli illusi, gli imbecilli e gli austriaci la combattono»), Italo Calvino («La balestra del visconte da tempo colpiva solo più le rondini»), Cesare Pavese, Beppe Fenoglio, Sibilla Aleramo, Guido Gozzano, Arnaldo e Attilio Momigliano, Primo Levi, Luigi Einaudi, Luigi Foscolo Benedetto, Arturo Carlo Jemolo, Alessandro Baricco.

Benvenuto TerraciniE proprio in una recensione a Oceano mare (Tre libri,  in Scritture e immaginazione, Manni, San Cesario di Lecce, 2006, p. 90), Maria Corti ci dà una preziosa testimonianza: «Non manca un po’ di snobismo (non c’è un nome proprio che sia italiano) e a lato uno zampino di provincialismo sintattico: penso a piemontesismi come “c’è solo più lei”, quel “solo più” che salì  all’onore della citazione sulla “Stampa” allorché un assassino ricercato vi inviò una lettera; tutti sospettavano di un Veneto, ma il linguista Benvenuto Terracini intervenne sulla “Stampa”, chi scriveva “solo più” non poteva essere che un piemontese». Commentava, a questo proposito, la scheda della Crusca: «Sarebbe interessante datare l’intervento di Terracini: purtroppo l’archivio in rete della “Stampa” risale indietro fino al 1992, ma, dal momento che il linguista è scomparso nel 1968, non è impossibile che esso fosse antecedente all’edizione 1963 di Parole Nuove di Migliorini». Ora, l’archivio della «Stampa» è stato completamente digitalizzato. Ma l’intervento di Terracini non sono riuscito a trovarlo!

migliorini.jpgConcludo riprendendo la glossa di Bruno Migliorini nelle Parole nuove del 1963: «Solo più. Idiotismo piemontese: “gli restano solo più trenta giorni”». Se era un’inconscia previsione sulla rapida decadenza dell’usodi questo regionalismo, la testimonianza odierna mostra che era totalmente infondata. Ma, naturalmente, è solo una battuta: un attento e prudente conoscitore dei meccanismi attraverso i quali evolve la lingua, quale indubitabilmente è stato Bruno Migliorini, neppure inconsciamente avrebbe osato fare qualsiasi previsione sulla decadenza del costrutto!

 

Solo piùultima modifica: 2013-08-04T17:47:00+02:00da cortmic
Reposta per primo quest’articolo