Il decreto Sblocca Italia blocca la lingua italiana

Lacerbonio dichiaro subito: questo post non è farina del mio sacco. Mi limito a riproporre, con poche modifiche e qualche aggiunta, quanto ha scritto Giovanni Acerboni nel post Il decreto Sblocca Italia non sblocca ‘nonché’, ‘ricomprendere’ e ‘previo’, pubblicato nel blog Vietato ridere.
Ne riprendo qui i contenuti per tre motivi:
1. innanzi tutto, perché li condivido in pieno;
2. poi, perché spero che diffondendo le critiche al modo con cui i nostri legislatori, vicini e lontani, scrivono le norme, prima o poi il degrado linguistico della normazione italiana diminuisca;
3. perché non vorrei che, dopo le critiche alle schifezze linguistiche prodotte dalla giunta di centro-destra a Padova, si pensasse che io ami censurare solo una parte politica. No, io ce l’ho con tutti i molestatori della lingua italiana, di destra, di centro, di sinistra, e pure con quelli trasversali.
Il giudizio di Giovanni Acerboni è questo: «le modifiche che il decreto Sblocca Italia ha apportato al “Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia” confermano alcuni tic del linguaggio normativo».

nonché
Il primo tic del linguaggio normativo che trova conferma nel testo del decreto è nonché. Nell’art. 3 “Definizioni”, comma 1, lett. b, gli «interventi di manutenzione straordinaria», sono definiti come
le opere e le modifiche necessarie per rinnovare e sostituire parti anche strutturali degli edifici, nonché per realizzare ed integrare i servizi igienico-sanitari e tecnologici, sempre che non alterino la volumetria complessiva degli edifici e non comportino modifiche delle destinazioni di uso.
Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari con esecuzione di opere anche se comportanti la variazione delle superfici delle singole unità immobiliari nonché del carico urbanistico purché non sia modificata la volumetria complessiva degli edifici e si mantenga l’originaria destinazione d’uso
Due occorrenze di nonché in meno di 10 righe. Ma non si tratta di un caso eccezionale: nell’intero Testo Unico nonché ricorre 65 volte e viene utilizzato come sinonimo di e, e anche, e inoltre. Certo, in sé non è un uso totalmente sbagliato. Ma leggiamo come definisce nonché il Sabatini-Coletti:
E inoltre, e anche: l’alluvione ha interrotto strade e ferrovie, n. danneggiato il raccolto; spec. nel l. burocr., si usa a conclusione di un elenco (al posto di una semplice e) con lo scopo di differenziare un dato rispetto ai precedenti: il candidato dovrà sostenere una prova scritta e una orale di matematica, n. un colloquio in lingua straniera.

noncheL’uso di nonché nel decreto entra dunque in conflitto con il significato più proprio della parola, che marca, in un elenco, un elemento che per qualche ragione si differenzia rispetto agli altri di una serie, collegati tra di loro da una virgola o dalla congiunzione e. Acerboni osserva giustamente, che l’uso ripetuto di nonché, oltre a confliggere con il significato prevalente della congiunzione, ne fa affievolire la forza espressiva, che gli proviene dall’essere il sinonimo meno prevedibile, perché decisamente più raro, della congiunzione più diffusa, e. Il paradosso del legislatore e del burocrate che usa e abusa di nonché è dunque questo: preferisce nonché perché è più raro di è; ma a forza di usarlo, fa perdere a nonché la forza che gli proviene dall’essere raro.

ricomprendere
ricompresoNello stesso comma si trova un’occorrenza di ricomprendere nel senso di ‘racchiudere’: «Nell’ambito degli interventi di manutenzione straordinaria sono ricompresi anche quelli consistenti nel frazionamento o accorpamento delle unità immobiliari». Ma basta il semplice comprendere. Nel caso specifico, poi, c’era già un anche a sgombrare ogni dubbio.

previo

L’art. 14 “Permesso di costruire in deroga agli strumenti urbanistici”, al comma 1bis suona così:
Per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di ristrutturazione urbanistica, attuati anche in aree industriali dismesse, è ammessa la richiesta di permesso di costruire anche in deroga alle destinazioni d’uso, previa deliberazione del Consiglio comunale che ne attesta l’interesse pubblico.
Anche previo è una parola che piace follemente al legislatore e ai giuristi. Ma non sempre viene usato a proposito. E anche quando viene usato a proposito, implica un previosovvertimento dell’ordine cronologico degli eventi oggetto dell’enunciato. Ne vale proprio la pena? Per rubare l’immagine a Luisa Carrada, che ha dedicato un post a previo: «quando ci sono una serie di azioni da fare o di raccomandazioni da dare, l’elenco deve essere verticale. Chi è che si scrive la lista della spesa in orizzontale?».
Acerboni propone due possibili riscritture di questo comma:
Per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di ristrutturazione urbanistica, attuati anche in aree industriali dismesse, è ammessa la richiesta di costruire in deroga alle destinazioni d’uso. Il Consiglio comunale verifica ed attesta l’interesse pubblico dell’intervento.

Oppure:

È possibile richiedere il permesso di eseguire interventi di ristrutturazione edilizia e urbanistica in deroga alle destinazioni d’uso. Il Consiglio comunale ne verifica ed attesta l’interesse pubblico.

Infine, Acerboni cita l’art. 15 “Efficacia temporale e decadenza del permesso di costruire”, comma 2-bis:

La proroga dei termini per l’inizio e l’ultimazione dei lavori è comunque accordata qualora i lavori non possano essere iniziati o conclusi per iniziative dell’amministrazione o dell’autorità giudiziaria rivelatesi poi infondate.
Qui, commenta Acerboni, di linguistico non c’è nulla di nuovo: i soliti passivi con il solito corredo di complementi indiretti (7). C’è però un inquietante «rivelatesi poi infondate”. ‘Poi’? Perché, le iniziative dell’amministrazione o dell’autorità giudiziara si possono rivelare ufficialmente infondate fin dall’inizio?».

ichinoFaccio sempre fatica a capire perché Governo e Parlamento continuino a scrivere le leggi in questo modo. E mi viene sempre in mente quello che il sen. Pietro Ichino, parlamentare da più di una legislatura e professore di diritto, ha dichiarato pubblicamente in Senato il 2 ottobre 2013, a proposito della legge che si stava discutendo quel giorno: «è un testo letteralmente illeggibile. Non è solo incomprensibile per i milioni e milioni di cittadini chiamati ad applicarlo, ma è illeggibile anche per gli addetti ai lavori, per gli esperti di diritto del lavoro e di diritto amministrativo. È illeggibile per noi stessi legislatori che lo stiamo discutendo».

cottarelliE vengono in mente anche le più recenti dichiarazioni di Carlo Cottarelli, commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica, a proposito delle resistenze che si sono frapposte alla sua attività: «il sistema dei capi di gabinetto, ecco. Si conoscono tutti tra loro, parlano tutti lo stesso linguaggio. E i capi degli uffici legislativi: hanno in mano tutto e scrivono leggi lunghissime (ride), difficilmente leggibili».

Il decreto Sblocca Italia blocca la lingua italianaultima modifica: 2014-10-22T00:05:46+02:00da cortmic
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Un pensiero su “Il decreto Sblocca Italia blocca la lingua italiana

  1. Carlo Cottarelli quando ha visto di prima persona il sistema burocratico italiano e’ scappato in America.
    Secondo me l’uso di un linguaggio normativo “corretto’ e’ soggettivo e anche di secondaria importanza. E’ importante invece che le leggi vengano scritte in maniera molto semplice ed in “assoluto”, che no siano di carattere generale e quindi oggetto di diverse interpretazioni, in molti casi vengono scritte con l’intento di affossare lo spirito delle nuove leggi per salvaguardare uno stauts quo che fa comodeo ai burocrati che effettivamente controllano il nostro paese. I nostri governanti sono di passaggio, i burocrati sono a vita e sono quelli che fanno muovere la macchina statale a loro uso e consumo. Questa e’ l’Italia che grazie a Carlo Cottarelli abbiamo riscoperto. Per rinnovare e rendere l’ Italia piu’ moderna e competitiva, e’ necessario taglaire i rami secchi, c’e’ bisogno di un licenziamneto di massa della burocrazia romana e regionale e sostituirla con sangue giovane incontaminato.

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