Nella pagina su Facebook della trasmissione radiofonica La lingua batte si intavolano spesso animate discussioni che affrontano problemi che a volte possono parere banali o assodati, ma che in realtà fanno venire dubbi e, almeno a me, la voglia di approfondire le questione. A volte scopro che questioni che sembrano essere pacifiche, basate su conoscenze consolidate, sono invece luoghi comuni, fondati su basi che nessuno sa più quali siano, e se ci siano.
Vediamo cosa dice la norma, leggendo la parte relativa al nostro problema nel prontuario grammaticale contenuto nell’Enciclopedia dell’italiano della Treccani (ne è autore Andrea Viviani):
Secondo l’iniziale della parola che segue, l’articolo maschile singolare può essere:
(a) lo davanti a parole che cominciano per ‹z› (lo zoppo); ‹x› (lo xilofono); ‹i› semiconsonantica (lo iato); ‹s› + consonante (lo sbaglio; evenienza tanto sentita da applicarsi persino a esotismi che graficamente esulerebbero dalla norma: lo Swatch); ‹sc› (lo scimpanzé; ma anche lo shampoo); ‹gn› (lo gnomo); ‹ps› (lo psicologo; la norma prevederebbe lo anche davanti a ‹pn›: lo pneumatico, ma scritture come il pneumatico non ricevono più, nei fatti, censura).
Una descrizione analoga appare in altre pagine del sito della Treccani (nella Grammatica dell’italiano e nella rubrica di domande e risposte), nel sito della Crusca, in quello della Zanichelli, cioè nei siti più autorevoli per quel che riguarda la lingua italiana. Insomma le cose sembrano chiare. La norma prevede che davanti a parole che iniziano con z-, s- seguita da consonante, le palatali sc- e gn-, i- e y-, e gruppi consonantici estranei al sistema fonetico tradizionale dell’italiano (ps-, pn-, x-, ed anche il raro ft-) si usa l’articolo lo. Però, per alcune parole, l’uso sta evolvendo in senso contrario, preferendo l’articolo il. Si tratta di una consuetudine consolidata, che si può ritenere accettata nei registri informali dell’italiano.
È però interessante notare che in quegli stessi anni Raffaele Simone, nella sua grammatica, edita da Zanichelli, Trovare le parole. Manuale di grammatica e di educazione linguistica con antologia, scriveva qualcosa di diverso:
Ma forse le cose sono più complesse di quello che la vulgata ci farebbe credere. In anni di ricerche sull’italiano, e in particolare sull’italiano contemporaneo, ho imparato che è sempre opportuno verificare, dati alla mano e sulle fonti, anche le convinzioni più consolidate.
Così mi sono posto tre domande:
1. da quando le grammatiche prescrivono l’uso dell’articolo lo con i nomi che iniziano per pn-?
2. da quando la forma popolare il pneumatico si affianca alla forma tradizionale lo pneumatico?
3. quali variante preferiscono gli scrittori del Novecento?
Andando a vedere i testi e le fonti, le sorprese non sono mancate.
Insomma, la regola data per certa e proveniente dalla tradizione, si presenta come molto recente. Certo, bisognerà approfondire le ricerche. Ma i dati sull’uso di il pneumatico e lo pneumatico nei libri confermano quanto emerge dalla ricerca delle grammatiche.
In breve, l’andamento delle forme nei libri raccolti nel vasto serbatoio di Books di Google, si presenta nel modo seguente:
La prima attestazione di gli pneumatici è anch’essa in senso filosofico, e si trova nei Frammenti gnostici, Introduzione, traduzione e commento a cura di Ernesto Buonaiuti, Roma, Libreria di cultura, 1923, p. 145 («Se gli pneumatici sono naturalmente destinati alla salvezza, che cosa rappresenta la Redenzione del Cristo nel ciclo dell’esistenza umana?»); più tarda quella relativa alle gomme di un veicolo (nel 1937, Alessandro Pavolini, in Disperata, Firenze, Vallecchi, 1937, p. 98, scrive «A un certo punto espresse con un gesto della mano un interrogativo che era nell’aria, a bordo: si atterra? Già gli pneumatici sfioravano l’erba: alta, piana, a perdita d’occhio….»).
Rimane l’ultimo quesito. Come si comportano gli scrittori, generalmente considerati le vestali di un livello elaborato di italiano? Ho verificato l’uso dell’articolo davanti a pn- in un corpus di romanzi del dopoguerra, che comprende i 100 raccolti a cura di De Mauro per costituire il «Primo Tesoro della Lingua Letteraria Italiana del Novecento» (si tratta di 100 romanzi premiati o comunque presentati al Premio Strega) e altri 60 scelti con altri criteri (principalmente per condurre studi sull’attribuzione d’autore). Ebbene, il risultato è di una chiarezza abbagliante: su 28 romanzi (di 23 autori diversi) che contengono almeno una volta le parole pneumotorace o pneumatico accompagnate dall’articolo, solo in uno (Alessandro Baricco, Questa storia, Roma, Fandango, 2005) si trova usato esclusivamente l’articolo lo (o gli); in altri tre si trova un’alternanza tra le due forme (in Io sono Dio, del 2009, di Faletti; in Menorah, del 1998, di Buticchi; nel Pendolo di Foucault, del 1998, di Eco). Però, Faletti in Io sono Dio usa una volta gli pneumatici e una volta i pneumatici, ma nelle opere precedenti propende sempre per l’articolo il / i; a sua volta Eco ha sempre l’articolo gli quando usa il termine in senso filosofico; ma l’unica volta che parla delle gomme delle macchine propende per un (e quindi per la linea il / i («Forse era soltanto lo scoppio di un pneumatico»). Insomma, la stragrande maggioranza degli autori usa il o un al singolare, i al plurale. Si tratta di Affinati, Alvaro, Ammaniti, Arpino, Buzzati, Calvino, Gorresio, Carlo Levi, Primo Levi, Mastronardi, Mazzantini, Montefoschi, Pasolini, Pratolini, Prisco, Romano, Sereni, Tamaro, Volponi. Sono autori di diversa notorietà e di diverso valore, di diversa origine geografica, con diverse propensioni stilistiche; ma sono tutti uniti nell’usare la forma che le grammatiche sostengono essere relegate all’informalità.
Per tutti cito Primo Levi e Mastonardi, perché in entrambi c’è il riferimento al simbolo della Michelin che, evidentemente, rappresenta l’immagine che viene più facilmente alla mente quando si tratta di pneumatici:
Entrava in scena, con passo impacciato, a gambe larghe, un grasso e grosso personaggio, mascherato, imbacuccato e infagottato, simile al celebre “Bibendum” dei pneumatici Michelin (Primo Levi, La tregua).
Alzo gli occhi e mi vedo davanti un omone grasso, tutto rotondo: la faccia rotonda, la testa rotonda, il pancione rotondo, tutto rotondo era, come la reclame dei pneumatici Michelin, rotondo e bianco e rosso, piú rosso che bianco, che se ne stava tranquillamente mangiando un tost (Lucio Mastronardi, Il calzolaio di Vigevano).
Insomma, non credo di essere troppo drastico se dico, per riassumere, che la regola che vuole l’articolo lo davanti ai nomi inizianti con pn- è stata creata artificialmente, ma con molte cautele, negli anni Trenta (cioè in tempi piuttosto recenti), in contrasto con l’uso che già al tempo della codificazione grammaticale si era stabilizzato. La regola si è irrigidita nelle grammatiche prescrittive degli anni Sessanta ed è stata potenziata dalla scuola, sempre senza alcun riscontro nella realtà linguistica, se non quella indotta dalla norma inventata (che finisce per essere una sorta di profezia che cerca di autoavverarsi).
Questa ricostruzione, nata da una semplice disputa, molto civile, su Facebook, mette in luce, in modo a mio parere molto interessante, come si costruisce e si diffonde una norma linguistica staccata dall’uso linguistico.
C’è molto da approfondire e da riverificare (fra l’altro, sono in viaggio e non ho un’adeguata biblioteca a disposizione). Lo farò nelle sedi appropriate, in qualche rivista scientifica. Rivolgo, però, un appello ai lettori di questo blog: se qualcuno ha in casa grammatiche uscite tra gli anni Trenta (o anche prima) e gli anni Settanta, vada a vedere se trattano il problema, e se lo trattano mi comunichino come lo fanno (qui, nei commenti, o in privato, scrivendo a cortmic@unipd.it). È molto difficile trovare le grammatiche scolastiche nelle biblioteche: è più facile che qualche amante della lingua le abbia conservate a casa propria. Grazie.