Vi sarà certamente capitato qualche volta di trovarvi di fronte a un cartello come questo. Se leggete questo blog non avrete avuto difficoltà a comprenderlo. Ma tutti i cittadini sono nelle stesse vostre condizioni? In realtà questo avviso, per i fini che vorrebbe raggiungere, è un’autentica idiozia dal punto di vista dell’efficacia della comunicazione.
Un’avviso del genere, che deve aiutare a garantire la sicurezza di tutti, dovrebbe infatti essere leggibile con facilità dal maggior numero possibile di persone.
Ma non tutta la gente può capire con immediatezza il cartello da cui siamo partiti. Quell’avviso è dunque un chiaro esempio degli sprechi ai quali si costringono le imprese private e gli enti pubblici quando sono gli incompetenti a imporre o anche solo a suggerire i testi degli avvisi pubblici. L’acquisto di quell’avviso, anche se probabilmente obbligatorio, è una spesa inutile, in quanto si tratta di un’avviso di scarsissima efficacia, per l’inadeguatezza della veste linguistica.
Non sono riuscito a ricostruire dove si trovi la mente sopraffina che ha escogitato questo inutile cartello. Il modello di questo avviso, presente nei cataloghi delle maggiori ditte produttrici di segnaletica, non si trova tra gli allegati al Testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81). Potrebbe essere contenuto in una delle norme UNI sulla segnaletica di sicurezza:
Comunque stiano le cose, ancora una volta bisogna denunciare la presunzione di legislatori, tecnici, normatori, esperti settoriali che credono che per scrivere avvisi corretti ed efficaci sia sufficiente una competenza di base della propria lingua materna. Invece no. Occorre saper prevedere gli effetti che le nostre parole possono avere in destinatari con competenze linguistiche diverse dalle nostre e da quelle dei gruppi sociali e culturali con i quali siamo abituati a interagire. Ancora più difficile, una volta scartata una soluzione perché di dubbia leggibilità e comprensibilità, trovare un’alternativa adeguata. Ma è per questo che sarebbe necessario coinvolgere scrittori, o linguisti, o comunicatori, persone, cioè, che per professione sono abituati a maneggiare quello strumento delicato che è la lingua.
Quasi nessuno lo fa. E meno di tutti lo fa (vi stupite?) Trenitalia, che, manco a farlo apposta, usa proprio una parola della famiglia di ostruire per segnalare uno dei (tanti) guasti alle sue macchinette timbratrici.