Bisognerebbe dar sempre retta a quanti fanno satira: spesso, per intuito, individuano le caratteristiche del linguaggio di un personaggio con una velocità da far invidia a noi studiosi, che arriviamo agli stessi risultati, con maggiori dettagli e maggiore sicurezza, ma solo dopo lunghi spogli accurati dei discorsi da analizzare. Loro, invece, ci arrivano subito, grazie al loro fiuto.
Sul piano lessicale, oltre che ideologico, è noto il recupero dei simboli della Repubblica: oltre all’ampiamente diffuso Costituzione, spiccano il tricolore e l’Inno di Mameli, parole esclusive, tra i Presidenti della Repubblica, di Carlo Azeglio Ciampi. Infine, è caratteristico il binomio Europa e Italia, con le relative famiglie lessicali («Oggi ci sentiamo Europei, ma anche orgogliosamente Italiani»): le due parole si trovano unite, variamente declinate,
Non so quanti, ascoltando Carlo Azeglio Ciampi, si siano accorti del carattere innovativo del linguaggio del Presidente. Le innovazioni sono, infatti, inserite in uno stile sobrio, misuratamente solenne, ma anche con tratti di familiarità (ben evidenziati, questi ultimi, nella piccola differenza dell’incipit dei discorsi di fine d’anno di Ciampi rispetto a quelli di Pertini: l’aggiunta di care, cari permette, pur nella solennità dell’eloquio, di creare una vicinanza tra Presidente e Italiani).
Condizione perché un testo scritto non appaia un qualcosa di estraneo quando viene realizzato davanti alle telecamere, è che la sua sintassi sia semplice e lineare, le sue frasi siano brevi. E difatti la brevità media delle frasi è seconda solo a Scalfaro. Ma è anche necessario che ci sia una studiata tessitura linguistica che dia ritmo e senso unitario al testo letto. Lo strumento stilistico che realizza questo obiettivo è una fitta trama binaria che percorre tutti i suoi discorsi. Talvolta, le serie binarie hanno una funzione puramente ritmica (l’allitterazione e l’omeoteleuto di densità e drammaticità, la paronomasia di coinvolto e sconvolto); in altri casi le dittologie sinonimiche («sono tante le iniziative di sostegno ai più sfortunati e bisognosi») non fanno che amplificare, duplicandole, alcune nozioni. Ma in Ciampi l’ampio ricorso a strutture binarie sembra rispondere a bisogni più profondi di strutturazione logica del pensiero da trasmettere. Per questo sono frequenti le dittologie complementari («dobbiamo, in primo luogo, accrescere l’impegno nei settori della ricerca e della formazione»), quelle per contrasto («una giusta collaborazione tra le varie sedi di governo, locale e centrale, come fra pubblico e privato»), le antitesi («Piangiamo i nostri morti, piangiamo migliaia e migliaia di morti di tante nazioni, lontane nello spazio, vicine nel lutto»), i parallelismi («L’uomo di religione reagisce pregando e predicando la pace […] L’uomo di governo deve reagire mirando a realizzare una più forte coesione fra tutti coloro che sanno come si costruisce la pace»):
Rielaborazione della parte relativa a Carlo Azeglio Ciampi di Continuità e discontinuità degli stili oratori dei presidenti, in Messaggi dal Colle. I discorsi di fine anno dei presidenti della Repubblica, a cura di Michele A. Cortelazzo e Arjuna Tuzzi, Venezia, Marsilio, 2007, pp. 207-230.
Ha studiato la lingua di Ciampi anche Maria Vittoria Dell’Anna, Tra ufficialità e colloquialità. La lingua di Carlo Azeglio Ciampi, «LId’O. Lingua italiana d’oggi» II, 2005, pp. 171-214.