Sono state effettuate tre prove: la prima consisteva nel saper identificare il nome di un oggetto di uso comune (mostrato attraverso un’immagine), scegliendolo tra quattro risposte possibili presentate in forma scritta. La seconda verificava la capacità di comprendere il significato di frasi di circa 14-18 parole, che potevano contenere più proposizioni e collegamenti logici complessi. Infine, è stato chiesto agli intervistati di leggere brani di testo relativamente brevi.
L’indagine ha portato a due risultati interessanti: il primo è che anche quegli adulti che hanno dimostrato di possedere il più basso livello di alfabetizzazione (il 15% del campione relativo ai 24 paesi che hanno partecipato all’indagine) riescono in buon numero a rispondere positivamente ai test: il 90% sa riconoscere le parole che designano oggetti comuni, il 73% sa riconoscere la logicità delle frasi lunghe fino a 18 parole, il 68% è in grado di leggere i testi, sia pur brevi, proposti.
Il secondo è che l’Italia è il paese con la maggior percentuale di adulti che si trovano in condizioni di scarsa alfabetizzazione: da questo punto di vista si va dal 5% del Giappone al 28% dell’Italia.
È questo il dato che ha colpito la giornalista. Ma occorreva davvero attendere il responso dell’OCSE? Certamente no. Il dato italiano collima perfettamente con quanto sappiamo già da alcuni anni, e cioè da quando l’Istat ha pubblicato i dati sulla scolarizzazione emersi dal censimento del 2011. Accorpando i dati, si ha questa tabella: