L’apostrofo

fauci.jpgFaccio ammenda. Nell’ultimo blog avevo messo un apostrofo in più. Avevo scritto, a proposito di Geppi Patota (che ha lo stesso diminutivo di Geppi Cucciari, ma è un uomo, Giuseppe), che è un’idealista. Così, con l’apostrofo. Sbagliato. E, giustamente, Apollonio Discolo, alias Nunzio La Fauci, nel suo blog l’ha notato, documentato e criticato. A sua volta, Geppi Patota, che aveva tutte le ragioni per risentirsi del mio refuso, da gran signore non ha battuto ciglio.

Ecco come si presentava il blog, ora corretto:

un_idealista.jpg

Commenta il mio censore: «Succedono, appunto, anche cose del genere. Succedono anche ai professori che correggono gli errori altrui. Dovrebbero invitare tutti a sorridere e a temperare gli ardori censori». Come non dar retta a questo saggio consiglio che, essendo scritto da un professore che spesso nel suo blog si rivela un ardente censore, suona come giusta critica, ma anche come feroce autocritica?

1556538481.jpgMediterò sul saggio consiglio. Ma a caldo rifletto sul fatto che nelle critiche che appaiono in questo blog non esercito mai una pedante attività di correzione di lapsus, refusi, scherzetti delle tastiere predittive, errori superficiali, che sempre più spesso si trovano nelle scritture digitali, anche di alto livello (al punto che non è improbabile che, nel corso degli anni, alcune norme ortografiche dell’italiano, in seguito all’uso, cambino: del resto noi non scriviamo più principii o principî, come era usuale fino a circa un secolo fa). Nel mio blog, quando critico, e non semplicemente osservo, lo faccio a proposito di improprietà lessicali, contorsioni sintattiche e disarmonie testuali che possono creare danni, spesso gravi, alla fruibilità e alla comprensione dei testi.

apostrofo1.jpgRifletto anche sull’ironia della sorte. Ho inserito l’apostrofo con un maschile io, che spesso ho fatto ai miei studenti una domanda del genere: “X ha un’amante. Ipotizzando un rapporto eterosessuale, dia un nome a X”. Naturalmente il nome poteva essere Mario, Gianantonio, Sigfrido, e qualsiasi altro nome maschile, ma non Anna, Giuditta, Maria Vittoria, come spesso, invece, rispondevano gli studenti, dopo aver superato l’imbarazzo (e la convinzione che il professore fosse un pazzo o un maniaco sessuale).

apostrofo3.jpgMa non credo che il segnale rappresentato dall’apostrofo possa essere considerato una delle maniere di fare il femminile in italiano. Detta così, anche solo a proposito della rappresentazione scritta della lingua, la cosa sa di forzatura. Di fatto, con i nomi invariabili che iniziano per vocale non è possibile discriminare nel parlato se viene attualizzato il valore maschile o quello femminile. Se io ascolto la sequenza unamante, e non ho altri elementi nella catena fonica che mi permettano di disambiguare la sequenza, non riuscirò mai a capire se parlo di una donna o di un uomo. Anche se nel caso del maschile adopero l’articolo normale (uso sempre un sia se dico un idealista sia se dico un credulone), mentre nel caso del femminile non adopero porta.jpgl’articolo usuale (infatti dico un’idealista, ma una credulona): nel femminile si tratta di una variazione dell’articolo una, che, davanti a una vocale, ha perso la a. E proprio per questo, nella scrittura, c’è l’apostrofo. Ma foneticamente non c’è differenza tra un idealista e un’idealista.

Proprio a causa dell’identità fonica, spesso, sfugge la differenza e nella scrittura il lapsus è sempre lì in agguato. Un tempo, si verificava solo l’errore, o il refuso, o il lapsus che ho commesso anch’io: poteva capitare di inserire l’apostrofo anche davanti al maschile. Ora, invece, accade sempre più spesso il conguaglio inverso: l’articolo non viene apostrofato neppure davanti al femminile.

idea.jpgLe ragioni che motivano l’assenza dell’apostrofo davanti a nomi maschili e la sua presenza davanti a nomi femminili non sono evidenti a molti. Per questo si tratta di un punto particolarmente debole dell’ortografia dell’italiano. È difficile prevedere cosa accadrà nei prossimi decenni. Verrà a cadere la distinzione tra maschile e femminile? Se sì, ci sarà un conguaglio a favore della generalizzazione dell’apostrofo? O, al contario, si generalizzerà la perdita dell’apostrofo? Lo sapremo solo quando l’eventuale innovazione si sarà consolidata.

L’apostrofoultima modifica: 2013-08-02T09:48:00+02:00da cortmic
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