“Italia paese di merda” e italiano degli ermellini

carabinieri.jpg«Nessuno studio per ora lo ha certificato con precisione scientifica, ma probabilmente non si sbaglia se si ritiene che con la crisi e il suo corredo collettivo di stress e infelicità, le imprecazioni siano aumentate in modo esponenziale. Ebbene, si faccia attenzione alle parole usate per prendersela con i disservizi, i vincoli, le tasse, le code e la scarsezza di opportunità del Belpaese. Perché sfogarsi con il classico “Italia paese di merda”, per quanto liberatorio, non può essere tollerato. È reato, in quanto vilipendio alla nazione. Lo ha certificato la Cassazione, confermando la condanna inflitta a un 71enne che, fermato dai carabinieri perché a bordo di un’auto con un solo faro acceso, si era lasciato andare a quel repertorio di invettive contestando la contravvenzione che i militari gli stavano elevando» (“Repubblica“, 5 luglio 2013).

cassazione.jpgSecondo la Corte di Cassazione, il comportamento dell’imputato, che ha esclamato «Italia paese di merda», «sia pure nel contesto di un’accesa contestazione elevatagli dai carabinieri per aver condotto un’autovettura con un solo faro funzionante, integra il delitto di vilipendio previsto dall’articolo 291 cp, sia nel profilo materiale, per la grossolana brutalità delle parole pronunciate pubblicamente, tali da ledere oggettivamente il prestigio o l’onore della collettività nazionale, sia nel profilo psicologico, integrato dal dolo generico, ossia dalla coscienza e volontà di proferire, al cospetto dei verbalizzanti e dei numerosi cittadini presenti sulla pubblica via nel medesimo frangente, le menzionate espressioni di disprezzo, a prescindere dai veri sentimenti nutriti dall’autore e dal movente, nella specie di irata contrarietà per la contravvenzione subita, che abbia spinto l’agente a compiere l’atto di vilipendio».

dimensione parallela.jpgQuando si leggono queste sentenze, viene sempre da pensare che i Palazzi di Giustizia italiani si trovino in una dimensione parallela, dove vige una logica ferrea, ma totalmente disancorata dal nostro senso comune. Che un’imprecazione, sia pure coprolalilca, ma di uso abbastanza comune, possa essere considerata una frase ingiuriosa, tale da costituire addirittura un vilipendio all’intera collettività nazionale, possono pensarlo solo persone che vivono in una dimensione diversa da quella delle persone comuni. D’ora in poi, attenti: se dite «piove, governo ladro», ci potrà essere chi vi intima di tirar fuori le prove, e portarle alla Procura della Repubblica, minacciandovi, in caso contrario, di denunciarvi per vilipendio o diffamazione. Che poi merda sia una parola che possa essere definita “brutale” è abbastanza discutibile; tra l’altro, l’uso diffuso che se ne fa al giorno d’oggi (piaccia o meno), ne alleggerisce di molto il carico ingiurioso, in molti contesti. Si pensi che questa parolina compare in 30 milioni di pagine Internet: molte di più, contro le mie attese, del francese merde o del tedesco Scheiße (ma era a questo che, sia pure erroneamente, mi riferivo quando, intervistato da una giornalista della Adn Kronos, ho affermato che «la Francia e la Germania su questo hanno il primato» e che certe espressioni «sono ancora più utilizzate di quanto non si faccia da noi»; non mi riferivo certo alle imprecazioni rivolte contro la nazione).

ga.JPGCome sempre, queste notizie comportano dei corollari.

Il primo mi è stato fatto presente da Giovanni Acerboni. Che l’Italia sia un paese di merda l’ha affermato persino un primo ministro in carica, Silvio Berlusconi, nell’estate del 2011. E la cosa non passò sotto silenzio, soprattutto sulla stampa internazionale.

balasso.jpgIl secondo lo ricavo da un post di Natalino Balasso su Facebook: «Grazie a questa sentenza della cassazione tutti i giornali hanno scritto tra virgolette la frase “Italia, paese di merda”, non so quindi se la punizione abbia sortito l’effetto voluto. In ogni caso, se vi fanno una multa per divieto di sosta e magari vi guardate intorno e vedete un sacco di case abusive condonate, anche se vi viene la tentazione, non esclamate la frase suggerita da Repubblica, ma esclamate: “L’Italia è il paese che amo”».

giudici.jpgIl terzo è un mio pensiero fisso. Come vilipendio alla nazione vale di più dire «Italia di merda» o scrivere come scrivono i giudici della Cassazione? Mi limito a tre osservazioni su quel breve lacerto riportato dai giornali: la frase che ho riportato è di 114 (leggasi centoquattordici) parole (ed è pure incompleta. Figurarsi nella sua versione integrale!). È una frase umana? E poi, avete capito chi è «l’agente» spinto «a compiere l’atto di vilipendio»? Il carabiniere, penseranno i lettori. Invece no, il senso non reggerebbe. L’agente è il ricorrente. Infine, cosa fa il comportamento del povero imprecante?  «Integra il delitto di vilipendio previsto dall’articolo 291 cp». Ma perché, prima il delitto era incompleto e doveva essere integrato? (Ma il verbo integrare piace tanto all’estensore della sentenza: poche parole dopo scrive «profilo psicologico, integrato dal dolo generico»). Ingenuamente mi chiedo: è mai possibile che per scrivere una sentenza, che pure si colloca in una dimensione sconosciuta al nostro mondo, si debba scrivere in una lingua che nessuno al mondo parla?

“Italia paese di merda” e italiano degli ermelliniultima modifica: 2013-07-05T17:57:00+02:00da cortmic
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