Luoghi comuni linguistici: l’ausiliare con i verbi modali

severgnini_lezioni_semiserieBeppe Severgnini, efficacissimo divulgatore di successo di luoghi comuni sulla grammatica italiana, ha scritto una volta: «“Ronaldo non avrebbe dovuto andare al Milan” è sbagliato. […] Non bisogna infatti guardare il verbo modale (dovere), bensì il verbo principale (andare, intransitivo, ausiliare essere). Quindi: “Ronaldo non sarebbe dovuto andare al Milan”» (Beppe Severgnini, L’italiano. Lezioni semiserie, Milano, Rizzoli, 2007, p. 176).

Nella parte che ho tagliato (quella sostituita dai puntini tra parentesi quadre) Severgnini aggiungeva: «Ma è uno sbaglio che commetteva anche Montanelli (e lo difendeva!)». montanelliBisogna andare molto cauti a tacciare di agrammaticalità una forma usata e difesa da un toscano, per giunta da un toscano del calibro di Indro Montanelli.

C’è poco da fare: Indro Montanelli aveva perfettamente ragione. Ho cercato, un po’ a caso, attestazioni dell’uso di avere con i participi passati di dovere, potere, volere in scrittori contemporanei:

Giorgio Bassani, Cinque storie ferraresi: «egli avrebbe potuto anche morire!»
Italo Calvino, Ultimo viene il corvo: «avrebbe voluto fuggire sotto le catene di nuvole del cielo»
Maria Teresa Di Lascia, Passaggio in ombra: «avrei dovuto entrare dentro, fino nella camera da letto»
Umberto Eco, Il nome della rosa: «emergemmo nel luogo in cui non avremmo dovuto entrare»
Ennio Flaiano Tempo di uccidere: «avrei dovuto restare per sempre al villaggio»
Primo Levi, La chiave a stella: «Io prima di cominciare il mio montaggio ho dovuto andare da lui tutto vestito con la giacca e la cravatta»
Claudio Magris, Danubio: «Amedeo, evidentemente, ha voluto tornare alle cose stesse»
Curzio Malaparte, La pelle: «avrei voluto tornare a Roma, a casa mia»
Elsa Morante, L’isola di Arturo: «quasi avrei voluto andare a rinchiudermi in qualche tana»
Aldo Palazzeschi, I fratelli Cuccoli: «senza che io abbia dovuto intervenire una sola volta»
Cesare Pavese, La luna e i falò: «pensavo già che con quei soldi un bel giorno avrei potuto partire»
Vasco Pratolini, Un eroe del nostro tempo: «non avrei dovuto restare tessitrice, invece di finire in un ufficio»
Guglielmo Petroni, La morte del fiume: «son io che avrei dovuto rimanere a casa come tutte le altre domeniche»
Montesano Nel corpo di Napoli: «avevo superato di tre fermate quella dove avrei dovuto scendere»
Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta: «un tale che abita nella stessa via Cavour  usciva o stava per uscire di casa: avrebbe dovuto tornare la sera, come al solito ad ora di avemaria»
Mario Tobino Il clandestino: «avrei dovuto venire prima»
Elio Vittorini, Le donne di Messina: «avrebbero potuto andare avanti e indietro senza timore di svegliarli»

Ho anche misurato la distribuzione degli ausiliari nei costrutti nei quali i verbi modali accompagnano i verbi inaccusativi (cioè i verbi non transitivi che richiedono l’ausiliare essere). Ho utilizzato un corpus composto da oltre 100 romanzi italiani contemporanei. Su 1937 casi, 1438 presentano l’ausiliare avere (il 74,24%), 499 l’ausiliare essere (25,76%). Quindi: o gli scrittori italiani non conoscono la grammatica dell’italiano, o la grammatica dell’italiano, per il fenomeno che stiamo descrivendo, non è quella che viene rappresentata nella vulgata tradizionale.

Ovviamente, ritengo che sia vera la seconda ipotesi. L’osservazione dell’uso dell’italiano ci permette di enunciare una regola corrispondente all’uso: con i verbi modali possiamo usare sia l’ausiliare avere sia l’ausiliare essere.

Serianni-GRANDE

Questa prima conclusione è confermata dall’evoluzione linguistica di lungo periodo, come ha dimostrato Stefano Telve, in un suo contributo del 2007 dal titolo Essere o avere? Sull’alternanza degli ausiliari con i modali potuto, voluto (e dovuto) davanti a infiniti inaccusativi in italiano antico e moderno.

Dietro alla scelta dell’ausiliare si nasconde, però, un fenomeno più profondo. Come facciamo a dirlo? Come facciamo a dire che non si tratta semplicemente della scelta di una forma più accurata rispetto a una forma più trascurata, ma che si tratta di una vera e propria trasformazione grammaticale (che va sotto il nome di ristrutturazione)? Possiamo dirlo se l’alternanza dell’ausiliare si accompagna ad altre proprietà sintattiche.

salvi-vanelliSeguendo l’illustrazione di Giampaolo Salvi e Laura Vanelli, Nuova grammatica italiana, Bologna, Il Mulino, 2004, possiamo individuare le proprietà sintattiche che si accompagnano alla selezione dell’ausiliare.
Quando il verbo modale (per esempio volere) seleziona l’ausiliare avere, si comporta come verbo autonomo, che regge poi un infinito. In altre parole, volere usa il suo ausiliare (quello che usiamo quando diciamo Piero ha voluto la pastasciutta), In questi casi volere si comporta esattamente come preferire. E allora, non solo diciamo ho voluto andare al cinema come diciamo ho preferito andare al cinema, ma diciamo anche Piero ha voluto andarci con Maria come diciamo Piero ha preferito andarci con Maria (e anche, passando a un costrutto diverso, per quanto infrequente, Si vorrebbe dare dei pasticcini a Maria come Si preferirebbe dare dei pasticcini a Maria, o, al passato, Si avrebbe voluto dare dei pasticcini a Maria come Si avrebbe preferito dare dei pasticcini a Maria).

Quando, invece, il verbo modale (per esempio volere) seleziona l’ausiliare essere, si comporta a sua volta più o meno come un verbo ausiliare. Per questo, in questo caso, ma solo in questo caso, volere usa l’ausiliare dell’infinito. E allora volere non si comporta più come preferire. E allora, non solo diciamo sono voluto andare al cinema (ma non potremmo mai dire *sono preferito andare al cinema), ma diciamo anche Piero ci è voluto andare con Maria (ma mai potremmo dire *Piero ci ha preferito andare con Maria); e anche, passando al si passivante, Si vorrebbero dare dei pasticcini a Maria, ma non *Si preferirebbero dare dei pasticcini a Maria).

In conclusione, la scelta dell’ausiliare è in realtà la scelta di una diversa costruzione frasale. Quando diciamo abbiamo voluto andare a Venezia produciamo una frase complessa, con una principale (abbiamo voluto) e una secondaria all’infinito (andare a Venezia); quando diciamo siamo voluti andare a Venezia produciamo una frase semplice, nella quale voluti fa parte dell’unico complesso verbale siamo voluti andare.

Luoghi comuni linguistici: l’ausiliare con i verbi modaliultima modifica: 2013-12-01T14:29:01+01:00da cortmic
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