La lingua italiana in Croazia

hrvatska_eu_zastave.jpgOggi la Croazia è entrata a far parte dell’Unione Europea, come ventottesimo stato membro. Di conseguenza il croato è diventato la ventiquattresima lingua dell’Unione. Ma il croato non è l’unica lingua della Repubblica di Croazia. In alcuni suoi territori, precisamente nella Regione istriana, anche l’italiano è lingua ufficiale, in regime di bilinguismo.

Così la Croazia si è aggiunta alla Slovenia come stato dell’Unione, oltre naturalmente all’Italia, in cui l’italiano è, almeno in alcune zone, lingua ufficiale. Si affiancano, in questo, alla Confederazione svizzera.

zaic-malcic.jpgProprio dell’uso istituzionale dell’italiano fuori d’Italia si è occupata la REI (Rete per l’eccellenza dell’italiano istituzionale). Il 28 giugno si è, infatti, tenuta a Roma, nella sede della Rappresentanza della Commissione europea, la tredicesima giornata della REI. Argomento della giornata: “L’italiano oltre confine. Lingua istituzionale e di comunicazione in altri Paesi europei“.

La giornata è stata dedicata all’italiano come lingua istituzionale e di comunicazione in Croazia, Slovenia e Svizzera. I relatori,  esponenti delle istituzioni di questi tre Paesi, studiosi, linguisti e operatori del mondo dei media, hanno presentato lo status dell’italiano come lingua delle istituzioni, la diffusione nei media, i rapporti con la lingua della Penisola. Il tutto nel quadro della cultura degli italofoni dei tre Stati.

cortelazzo-grubisa.jpgSono intervenuti, per la Svizzera Jean-Luc Egger e Chiara Messina, dei Servizi linguistici della Cancelleria federale e Maria Grazia Rabiolo, giornalista della radio svizzera; per la Slovenia Metka Malčič e Natale Vadori dell’Università del Litorale e Nada Zajc, traduttrice del Comune di Pirano; per la Croazia Tea Batel, collaboratrice dell’Assessorato Comunità italiana e altri gruppi etnici della Regione istriana, Ivana Lalli Paćelat, dell’Università di Pola, Silvio Forza, direttore editoriale della EDIT. Nel pubblico anche Enzo Bettiza, giornalista, ex deputato e parlamentare europeo, nativo di Spalato. Ha portato il suo saluto il Primo segretario dell’Ambasciata della Slovenia, Gregor  Pelicon, mentre per la Croazia ha partecipato l’ambasciatore in persona, Damir Grubiša.

Istria_italiani_2001.pngDi particolare interesse, data l’occasione dell’ingresso nella Unione Europea, le testimonianze provenienti dalla Croazia. L’obiettivo della REI non è quello di favorire un uso più ampio dell’italiano nei diversi paesi. L’interesse della REI, preso atto delle condizioni giuridiche dell’uso linguistico nelle diverse comunità, è cooperare perché l’italiano istituzionale sia ovunque un italiano di qualità.

Silvio Forza ha illustrato il quadro culturale e politico della diffusione della cultura italiana, principalmente in Istria. La cartina pubblicata qui a fianco mostra il grado di bilinguismo che caratterizza i Comuni istriani: emerge chiaramente che il bilinguismo coinvolge, con intensità diverse, i Comuni costieri, mentre l’interno è chiaramente croatofono.

Il quadro legislativo del bilinguismo istriano è stato presentato da Tea Betel. Al di là di quanto previsto dai trattati internazionali, la legislazione croata sulle minoranze linguistiche è costituita dalla Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali, dalla Legge sull’uso delle lingue e delle scritture delle minoranze nazionali, dalla Legge sull’educazione e l’istruzione nella lingua e nella scrittura delle minoranze nazionali. I diritti fondamentali sono enunciati nell’art. 7 della Legge costituzionale sui diritti delle minoranze nazionali:

La Repubblica di Croazia assicura la realizzazione di diritti e libertà particolari agli appartenenti alle minoranze nazionali di cui loro godono singolarmente oppure assieme ad altre persone che appartengono alla stessa minoranza nazionale, e quando ciò è definito dalla presente Legge costituzionale oppure da una legge speciale, unitamente agli appartenenti ad altre minoranze nazionali, specialmente:
1. a servirsi della propria lingua e scrittura, nell’uso pubblico, privato e ufficiale;
2. all’educazione e istruzione nella lingua e nella scrittura di cui fanno uso;
3. all’utilizzo dei propri simboli;
4. all’autonomia culturale con la salvaguardia, lo sviluppo e l’espressione della propria cultura, nonché la salvaguardia e la tutela dei propri beni culturali e delle proprie tradizioni;
5. al diritto alla salvaguardia della propria religione e ad istituire delle comunità religiose assieme ad altri appartenenti alla stessa religione;
6. ad accedere ai mezzi d’informazione pubblica e a svolgere l’attività di informazione pubblica (ricevere e divulgare le informazioni) nella lingua e nella scrittura di cui fanno uso;
7. all’autoorganizzazione e associazione onde realizzare gli interessi comuni;
8. alla rappresentanza negli organismi rappresentativi a livello statale e locale, nonché negli organismi amministrativi e giudiziari;
9. alla partecipazione degli appartenenti alle minoranze nazionali alla vita pubblica e alla gestione degli affari locali tramite i consigli e i rappresentanti delle minoranze nazionali;
10. alla tutela da qualsiasi attività che minacci oppure potrebbe minacciare la loro esistenza, la realizzazione dei diritti e delle libertà.

slovenia.jpgCome nelle Istituzioni europee, e come in Svizzera, anche in Croazia alla base del bilinguismo c’è un processo di traduzione. I problemi ci sono (grosso modo gli stessi che si presentano in Slovenia): manca un’organizzazione del lavoro di traduzione nella Regione Istriana presso le Istituzioni bilingui; mancano manuali, glossari e altri strumenti di ausilio alla traduzione. La conseguenza è che molti documenti non sono tradotti o vengono tradotti in ritardo, la terminologia non è unificata, i traduttori sono quasi abbandonati a se stessi. Però, proprio per superare questi limiti, nel febbraio 2013 è stata creata l’Agenzia per il sostegno del bilinguismo.

Nuova immagine.pngUna questione rilevante, trattata con esempi concreti da Ivana Lalli Paćelat, è proprio quella relativa alla terminologia istituzionale: spesso, mancano scelte unitarie (per esempio quello che in croato è il Gradsko vijeće, a Pola, Rovigno e Umago è il Consiglio municipale, a Buie è il Consiglio cittadino) e, comunque, le soluzioni adottate nelle diverse realtà locali possono differire da quelle consolidate in Italia (dove l’organo corrispondente viene chiamato Consiglio comunale). Un altro esempio è dato dai corrispondenti del croato Upravni odjel za prostorno uređenje (o planiranje): Assessorato all’assetto territoriale a Umago, Assessorato per l’assetto territoriale a Buie, Assessorato all’urbanistica a Pola, Servizio amministrativo per la pianificazione territoriale a Rovigno. Vi è dunque la necessità di sviluppare un processo, anche dal basso, di standardizzazione e, dove possibile, di continuità con le formulazioni in uso nelle altre istituzioni dei paesi nei quali l’italiano è lingua istituzionale, a cominciare dall’Italia.

lalli-betel.jpgMa attenzione: non è possibile trasporre automaticamente denominazioni e abitudini linguistiche da un Paese all’altro. Obiettivo di chi in Istria redige (o meglio traduce) testi istituzionali in italiano sarà dunque quello di portare l’italiano istituzionale a un elevato livello qualitativo, ma anche quello di preservare le specificità strutturali slovene e croate, cioè le specificità della realtà che anche i cittadini italofoni di quelle regioni vivono quotidianamente.

I traduttori sloveni e croati hanno dichiarato di sentirsi isolati nel loro quotidiano lavoro di trasposizione in italiano delle normative delle rispettive amministrazioni. Ora saranno meno soli: dopo la giornata del 28 giugno, la cooperazione tra professionisti nel campo della redazione e della traduzione di testi istituzionali può includere anche loro. A goderne i vantaggi saranno i rei.jpgcittadini italofoni dell’Istria, che vedranno attuato con la massima efficacia possibile quel principio democratico che è stato enunciato nel “Manifesto per un italiano istituzionale di qualità”, approvato dalla stessa REI nel 2010: “Promuovere la trasparenza e la chiarezza dei testi e preoccuparsi della loro capacità comunicativa, significa dare a tutti i cittadini le basi per difendere i propri diritti e non eludere i propri doveri”.

La lingua italiana in Croaziaultima modifica: 2013-07-01T23:49:00+02:00da cortmic
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