La reputazione dell’italiano

settimana_lingua_ita.jpg«Dobbiamo tutti ricordarci che la nostra lingua è un patrimonio che crea ricchezza e stimola interessi verso l’Italia. Con la lingua si generano ricadute economiche positive». Sono parole di Mario Giro, sottosegretario agli Affari esteri, in un articolo pubblicato dal «Sole 24 ore» del 14 ottobre 2013, in occasione dell’inizio della Settimana della lingua italiana.

giro«Credo sia necessario ritrovare il senso e l’entusiasmo per la nostra lingua. La comunità dell’italofonia esiste già: è sufficiente riconoscerla, radunarla, motivarla. Per questo ho promosso per la fine di quest’anno un incontro pubblico dove racconteremo agli italiani le testimonianze di italofoni importanti e lanceremo l’album degli ex-studenti con l’idea di convocare il prossimo anno gli Stati generali della lingua italiana nel mondo».

Si può obiettare: belle parole. Ma …. quanto investe lo Stato italiano nella diffusione della sua lingua? Quanto impegno mettono le autorità diplomatiche e consolari italiane a essere presenti quando ci sono, all’estero o nell’ambito dell’Unione europea, alle iniziative che riguardano la nostra lingua? Per esperienza personale posso dire che lo fanno in misura infinitesimale rispetto agli altri Stati, che sono davvero orgogliosi della loro lingua e di tutte le manifestazioni nelle quali è protagonista la loro lingua.

Però, anche le parole sono importanti. Soprattutto se le confrontiamo con le parole di segno molto diverso pronunciate non molto tempo fa da altri esponenti di governo. L’allora Ministro degli Affari esteri Giulio Terzi, nell’intervista «Quanto conta l’Italia nel mondo» («Sette» del 14 Settembre 2012): «Abbiamo fatto dei tagli importanti su alcune poste, come gli insegnanti italiani all’estero. Dovremo poi realizzare degli accorpamenti e delle razionalizzazioni per quanto riguarda gli istituti di cultura: ne abbiamo 89, ma ci sono 15-20 istituti che possono essere utilmente integrati meglio nell’attività dell’ambasciata con risparmi forti sotto il profilo delle spese gestionali, mantenendo la figura degli addetti culturali all’interno delle ambasciate».

Non entro nel merito delle possibili razionalizzazioni nella rete degli Istituti italiani di cultura (non ho elementi per giudicare se, in alcuni casi, le loro attività possono essere integrate all’interno delle ambasciate); sono certo, però, che c’è da vergognarsi, non da vantarsi, di aver tagliato gli insegnanti italiani all’estero. Non mi pare proprio che Terzi (il quale, peraltro, ha concluso in maniera ingloriosa la sua attività di Ministro degli Esteri) abbia mostrato entusiasmo per la nostra lingua.

image.jpgE, lo dico con rammarico, neppure il mio Comune (Padova) mostra tanto entusiasmo per la nostra lingua, se non ha trovato un’espressione italiana per segnalare la possibilità di parcheggiare gratuitamente per quindici minuti l’auto nel parcheggio accanto alla stazione. Ha usato l’espressione inglese «Only Park Kiss».
Commenta il giornale locale, il «Mattino di Padova», prono al provincialismo linguistico del Comune: «In questo modo Padova, città turistica, si allinea alle consuetudini in vigore in altre città europee, adottando la lingua internazionale che è ormai l’inglese. «Kiss and park» come sosta brevissima quindi. Giusto il tempo per salutare il parente o amico che deve partire. E magari per baciarlo, perché no».

Il  Comune di Padova non mostra proprio entusiasmo per la lingua italiana, cioè per quel patrimonio che crea ricchezza e stimola interessi verso l’Italia, come ci ha spiegato il sottosegretario. Mostra, invece, una grande stupidità comunicativa, non rilevata dal «Mattino di Padova»: ma quanti saranno i turisti stranieri che vengono a Padova in macchina e accompagnano un loro parente o amico alla stazione? Scommetto pochissimi. A parcheggiare e baciare saranno, ne sono convinto, quasi solo cittadini italiani, nativamente italofoni.

Nizza-aeroporto.jpgComunque, si può anche trovare un modello che contemperi l’esterofilia con la salvaguardia della lingua nazionale. Come spesso accade in questo campo, a fungere da esempio sono i francesi, che non sono più gli sciovinisti che spesso ci immaginiamo: non ostacolano, quindi, la diffusione dell’inglese come lingua dei viaggiatori internazionali, ma custodiscono anche, e gelosamente, la loro tradizione linguistica. Ed ecco, allora, all’aeroporto di Nizza la soluzione escogitata: in prima linea il francese dépose minute (da noi sarebbe sosta breve), ma subito dopo, con un rilievo dato dal colore, l’internazionale e più estroso kiss and fly.

La reputazione dell’italianoultima modifica: 2013-10-17T09:12:00+02:00da cortmic
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Un pensiero su “La reputazione dell’italiano

  1. Chissà come mai l’improvvisa mania delle ferrovie italiane per kiss&ride (stazione alta velocità di Bologna e credo anche Roma Tiburtina) e kiss and park. Non si tratta di “allinearsi alle consuetudini in vigore in altre città europee”, come afferma il giornale locale, perché sono locuzioni nate negli Stati Uniti e raramente usate nel Regno Unito, per nulla trasparenti non solo per gli italiani ma anche per qualsiasi viaggiatore europeo non di madrelingua inglese (e comunque in Europa andrebbe privilegiato l’inglese britannico). Anni fa si potevano vedere alcuni segnali “kiss and ride” in un paio di importanti stazioni ferroviarie tedesche, ma poi erano stati eliminati perché nessuno capiva cosa volessero dire. Domanda retorica: cos’hanno che non va le indicazioni usate negli aeroporti italiani, “area di sosta breve” o “parcheggio (per) sosta breve”?

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