Il bagnasciuga e i luoghi comuni

mussolini«Bisogna che, non appena il nemico tenterà di sbarcare, sia congelato su quella linea che i marinai chiamano del bagnasciuga», disse Benito Mussolini nel discorso del 24 giugno 1943, l’ultimo discorso tenuto a Palazzo Venezia, un mese prima della defenestrazione del 25 luglio. E una quindicina di giorni prima dello sbarco degli alleati in Sicilia (10 luglio), i quali non vennero tenuti congelati sul bagnasciuga, o sulla battigia che dir si voglia. Già, perché questo discorso di Mussolini sarà ricordato, più che per il suo contenuto politico, o per il sapore tragico che emana dalle parole di un duce ormai sconfitto, per un presunto errore lessicale: bagnasciuga sarebbe un errore, perché significherebbe solo ‘zona compresa tra la linea di immersione massima e quella di immersione minima d’una nave’, e non anche ‘zona di una spiaggia di costa bassa ove si rompono le onde’. Quest’ultima nozione sarebbe rappresentata solamente dalla parola battigia. Anzi, proprio a partire da questo presunto errore, il discorso del 24 giugno è stato definito, per dileggio, «il discorso del bagnasciuga».

In realtà, capita di vedere più volte usato bagasciuga in luogo di battigia. Alcuni ritengono che si tratti di una sorta di onda lunga dell’errore mussoliniano, che si perpetua nei discorsi dei meno competenti e che come tale va segnalato. Per esempio, il giornalista pavese Gabriele Moroni, inviato speciale del «Giorno», ha pubblicato qualche anno fa nel suo blog un post dal titolo Bagnasciuga, bagnasciuga. Si ripete l’errore mussoliniano. Oppure, nei giorni scorsi è stato criticato un articolo del «Corriere della sera», apparso a pag. 22 dell’edizione del 23 agosto, nel quale bagnasciuga e battigia vengono alternati come sinonimi.

corriere deliOccorre una certa cautela. Già il DELI, il Dizionario Etimologico della Lingua Italiana di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, fin dalla sua prima edizione, aveva così commentato il significato «mussoliniano»: «Il presunto errore di Mussolini di aver confuso due sign. diversi gli è stato, però, attribuito a torto: V. ID XXVIII, 1965, 26». Il riferimento a ID («Italia Dialettale») è, più precisamente, al Vocabolario marinaresco elbano, dello stesso Manlio Cortelazzo, frutto di inchieste dirette tra pescatori e marinai dell’Isola d’Elba, nei primi anni Sessanta. Ebbene, gli uomini di mare elbani avevano dato, come significato locale di bagnasciuga, proprio ‘riva, battigia’. Se non ricordo male, definizioni analoghe le avevo trovate, durante il mio apprendistato al Lessico etimologico italiano, anche in vocabolari corsi. Certo, si tratta di testimonianze successive al presunto errore mussoliniano; ma si può pensare che uomini di mare di grande esperienza si facciano traviare, nel loro lessico specifico, dall’errore di un dittatore e interiorizzino per anni questo errore? Per cosa, per il rispetto di una auctoritas così rovinosamente decaduta?

Ora, Rocco Luigi Nichil, un giovane linguista pugliese, dottore di ricerca, su Facebook (che a volte è un mezzo di diffusione di cose serissime), ha portato alcune attestazioni di bagnasciuga come ‘battigia’, precedenti al discorso mussoliniano:

barriliAnton Giulio Barrili, Re di cuori, Milano, Fratelli Treves, 1911: «Il povero prigioniero, che era un pezzo grosso della famiglia di Proteo, e lungo un cinque o sei palmi, vittima d’un piccolo amo e di due setole traditrici, era tratto al bagnasciuga della spiaggia, dove non gli serviva più a nulla il battere disperatamente la coda sulla rena, candida ancora delle ultime gocce di spuma» (p. 167); «Scossa la pioggia dell’ondata che lo aveva percosso ed involto, si levò in piedi scattando balzò dallo scoglio sulla rena, dove il bagnasciuga, secondo il costume dell’onda nelle ore notturne, s’era tanto inoltrato verso terra, e si avviò verso casa» (p. 215).

somaliaRelazione sui lavori compiuti in Somalia dal giugno 1910 al giugno 1912, a cura dell’Istituto geografico militare (Roma, Tip. Naz. G. Bertero e c., 1912: «Lungo il bagnasciuga del mare, affiorano più qua e più là banchi rocciosi e madreporici, come a Gumbo, o calcarei o conglomerati compattissimi come a Lusciunle» (p. 5); «Lungo il mare e vicinissimo al bagnasciuga si trovano diversi pozzi di acqua quasi completamente dolce tanto da escludere che possa essere acqua filtrata dal vicino Oceano» (p. 6).

nuovosaggioGiorgio Coen, Nuovo saggio di una Sylloge molluscorum Adriaticorum, Venezia, Officine grafiche Carlo Ferrari, 1937, p. 143 (saggio già apparso l’anno precedente nella rivista “Memoria” del Comitato talassografico italiano]: «Osilinus articulatus Lam. var. littorina nobis. Forma di media o piccola statura, giri subconvessi, spira alta ottusa, base arrotondata: articolazioni di forma tipica e di color purpureo su grigio. Il tipo è di Terranova in Sardegna, dove è abbondantissima e vive come le Littorina intorno alla linea di bagnasciuga: a Venezia sulle dighe di Alberoni».

In sintesi: non è stato solo Mussolini a usare bagnasciuga nel senso di ‘battigia’: prima di lui la parola, in questo significato, era stata usata in un romanzo (e fin qui si può pensare a un fraintendimento dell’autore), ma anche in una relazione tecnica e in un saggio scientifico. Inoltre, questo significato fa parte della competenza linguistica degli uomini di mare delle isole del Tirreno. Dire che Mussolini ha sbagliato è, dunque, solamente un luogo comune.

Come ho scritto già quasi quarant’anni fa (Un libro ancora da fare: il linguaggio di Mussolini, «Belfagor» XXXIV, 1979): «è l’ora di finirla di attribuire a Mussolini il significato (spesso ritenuto arbitrario) di bagnasciuga come “linea della sabbia dove l’acqua finisce e comincia la terra” (Simonini 1978a: 25), quando questo è attestato anche nei dialetti (cfr. DELI, s.v. bagnare)».

Il bagnasciuga e i luoghi comuniultima modifica: 2015-08-26T12:13:39+02:00da cortmic
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