Il Ministero rappresenta che

scrutatori1.jpgNon ho fatto in tempo a scrivere il post di ieri sui manuali di istruzioni per le elezioni, che, stando in seggio, mi imbatto in un’altra splendida prestazione linguistica del Ministero degli Interni. Si tratta di una circolare che dà indicazioni ai presidenti di seggio su come comportarsi se un elettore rifiuta le schede elettorali e chiede di mettere a verbale le ragioni del suo gesto.

Si tratta di un’eventualità temuta nei mesi scorsi, a causa di un tam tam in rete, che non pare si sia realizzato (forse anche per il preannunciato successo di una lista alternativa all’attuale sistema dei partiti, che probabilmente ha intercettato il voto degli scontenti che avrebbero potuto usare, per dare visibilità alla loro insoddisfazione, il sistema di rifiutare platealmente di votare).

Cosa dice la circolare? Spiega che ci possono essere due casi diversi (quello dell’elettore che si fa indentificare e poi rifiuta le schede e quello dell’elettore che ritira le schede e poi le restituisce senza essere entrato in cabina), illustra le procedure da adottare nei due casi e le diverse conseguenze che ne derivano  per la determinazione del numero dei votanti.

Il problema non è cosa dice, ma come lo dice.  In perfetto stile ministerial-burocratico, con tutti i suoi riboboli rancidi: cumuli nominali («eventuale richiesta di verbalizzazione di dichiarazioni di astensioni»), stereotipi (in materia, si rappresenta che, la stessa abbreviazione SS.LL.), l’uso di quando per introdurre una frase di valore ipotetico, con conseguente uso, in sé non necessario, del congiuntivo («ciò accade quando l’elettore registrato dal seggio elettorale, al quale ha consegnato la tessera elettorale e il documento d’identità, abbia ritirato la scheda e poi l’abbia riconsegnata senza entrare prima in cabina»), l’uso di locuzioni preposizionali in luogo di più semplici e immediate preposizioni semplici (il presidente del seggio – al fine di non rallentare il regolare svolgimento delle operazioni), forme ridondanti di anafore (cioè modi di richiamare elementi già citati nel testo: «allegando anche gli eventuali scritti che l’elettore medesimo ritenesse di voler consegnare al seggio»). Risultano marginali gli errori di ortografia, con il sistematico uso di accenti gravi in luogo dei corretti acuti (purchè,  affinchè). Il tutto, poi, scritto con il doppio delle parole necessarie e con una struttura generale che non aiuta la comprensione  «sintetica e veloce».

Nadia-Minati-Central-Director-of-the-Civil-Services-for-Immigration-and-Asylum-Unit.jpgQuello che mi chiedo sempre è se l’alta dirigente che ha firmato questa circolare, Nadia Minati, lo ha fatto convinta e contenta, o se semplicmente, per quieto vivere, non ha modificato il testi propostole dai collaboratori. Credo che la mia curiosità resterà insoddisfatta. Ma mi vien la voglia di lanciare un urlo: scrivainitalianocazzo. Avrà una risonanza decisamente minore del suo modello, il famoso torniabordocazzo del comandante della Capitaneria di porto di Livorno Gregorio De Falco; ma se avesse anche solo un decimo del suo successo …..

Il Ministero rappresenta cheultima modifica: 2013-02-24T23:54:00+01:00da cortmic
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