L’italiano della giustizia vaticana

nuzzi-fittipaldiNon commento il modo con cui la giustizia dello Stato del Vaticano tutela il diritto a difendersi dei cittadini che vengono sottoposti a giudizio. Le recenti vicende della prima udienza del processo contro, tra gli altri, i giornalisti Nuzzi e Fittipaldi, lasciano veramente sconcertati quanti vivono in uno stato di diritto, per gli ostacoli che gli accusati hanno per accedere pienamente alle accuse, laconiche e nebulose, e per l’obbligo, di fatto, a utilizzare difensori d’ufficio. Ma non è argomento da trattare in questo blog.

Tuttavia, la lettura dell’ordinanza con cui la Corte d’appello vaticana respinge la richiesta di Gianluigi Nuzzi di farsi difendere dall’avvocata Caterina Malavenda dà spazio a considerazioni coerenti con i temi che vengono sviluppati nel mio blog.

decreto_vaticanoIl decreto parrebbe, a prima vista, un esempio di sintesi da additare a modello alla verbosa giustizia italiana. In realtà è un ottimo esempio di quando la brevità non è indice di sintesi, ma di scarsezza di informazione e di vaghezza: cosa significa «attesa la natura del procedimento, nel caso»? A mio avviso assolutamente nulla. Se teniamo ferma la massima di Quintiliano che prescrive che si debba dire «quantum opus est et quantum satis est», cioè quanto è necessario e quanto è sufficiente, qui siamo ben sotto la soglia del «quantum opus est».

Poi, compare il ricorso a parole di registro alto, ma facilmente sostituibili da decorose parole di livello medio, tipico anche  del linguaggio giuridico italiano: istanza, utilizzato due volte (quale contenuto semantico aggiuntivo ha questa parola rispetto a domanda?) e, ancor più, parte istante.

Ancora, c’è imprecisione semantica, quando si scrive della «istanza presentata da Gianluigi Nuzzi a favore dell’Avv. Caterina Malavenda». La richiesta di Nuzzi è semmai a favore di sé stesso, non della sua avvocata.

Infine, non poteva mancare l’enclisi di si nel modale invece che nell’infinito retto dal modale: «decreta doversi respingere».

pio_vito_quintoInsomma, il decreto del monsignor Pio Vito Pinto, presidente della corte d’appello dello Stato della Città del Vaticano, condivide con il linguaggio giuridico italiano alcune tipiche caratteristiche negative, ma ne ha anche qualcuna di più, la scarsa precisione e informatività del testo.

L’italiano della giustizia vaticanaultima modifica: 2015-11-25T17:28:01+01:00da cortmic
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